CARLO BARONI
Cronaca

Addio a Rossi Locci, luminare dell’ambiente

Nella lunga carriera vi fu anche un passaggio ai piani alti della politica come assistente del ministro liberale Giovanni Malagodi

Mario Rossi Locci

San Miniato (Pisa), 21 marzo 2021 - La foto che pubblichiamo, peraltro piuttosto recente, forse, racconta Mario Rossi Locci, morto a 88 anni, più di tante parole. Siamo al Lions Club di San Miniato, e Mario - il decano, che fu il primo socio nominato dal gruppo dei fondatori nel 1961 – tiene una conferenza sull’ambiente, la sostenibilità, l’economia circolare: le sfide più dure e complesse vinte dal sistema industriale del Comprensorio del Cuoio, con decenni d’investimenti e ricerca. Mario ne tratteggia la storia ed i punti salienti, quasi tutto d’un fiato, perché per gran parte della sua vita quello era stato il pane quotidiano, la specializzazione per la quale era chiamato in tutta Italia, e che lo aveva portato ad essere un consulente affermato per grandi aziende del settore dello smaltimento dei rifiuti industriali e di associazioni di categoria. Ai cambiamenti legislativi in materia ambientale, Rossi Locci – laureato in scienze politiche – aveva dedicato numerose pubblicazioni, manuali preziosi per operatori del settore, oltre aver tenuto docenze nell’ateneo fiorentino.

Una carriera importante quella di Rossi Locci, a lungo ai piani alti di Confindustria Toscana nelle relazioni esterne, e ancora prima ai piani alti della politica italiana nelle file del Partito Liberale. Fondamentale fu il suo legame con l’onorevole Giovanni Malagodi, il leader del partito negli anni ’60 e ’70, che lo volle a Roma come assistente, nei primi impegni di governo e, successivamente, incaricò Mario di riorganizzare alcune delle sezioni chiave del liberali in alcune città italiane strategiche.

Una stagione di cui Mario possedeva e custodiva gelosamente un grande archivio di foto e documenti, che ricordava volentieri ma non ne voleva parlare troppo. Preferiva parlare di San Miniato e dei suoi giorni da giornalista – oltre mezzo secolo d’iscrizione all’albo – come collaboratore di varie testate nazionali. Preferiva parlare della sua terra, dalle tante bellezze e dalle mille criticità che non mancava di sottolineare, con quell’ironia pungente che animava il fragore con cui entrava nelle discussioni, e con quell’amore smisurato e ricambiato con cui ha raccontato, negli ultimi anni, San Miniato in alcuni libri.

A San Miniato gran parte delle istituzioni e delle associazioni, hanno molto che parla di lui. Il Dramma Popolare, di cui è stato alla guida dell’assemblea dei soci, che lo ha visto impegnato a fianco del presidente Marzio Gabbanini: Mario iniziò da solo la riorganizzazione dell’archivio storico, dedicando anche un libro ai primi momenti di vita del Teatro del Cielo. Rossi Locci – le cui condizioni si erano aggravate nelle ultime settimane – era socio onorario della Fondazione Crsm e, negli anni ’90, fu consigliere della Carismi. L’impegno, del resto, lo aveva nel Dna: era figlio di un’insegnante che fu la prima donna assessore in municipio. Anche il sindaco Giglioli, stringendosi alla famigglia, ha sottolineato l’importanza che Mario rivestiva per San Miniato. Mario lascia la moglie, due figlie, e gli amatissimi nipoti.