
I giorni della protesta
Peccioli, 2 febbraio 2016 - Ora i tre anni sono scaduti. E Giuntini Srl rilancia la sfida: dall’affitto d’azienda passa all’acquisto. Quel «ramo» che servì per una prima ripartenza ora torna saldamente in mano alla nuova società nata da una costola della famiglia. Questa è una bella storia di lavoro che arriva dalla Valdera. E’ la storia della «Sabatini» di Peccioli, nata nel 1957, che ha scritto pagine importanti della moda in Italia e non solo. Una storia che nel 2012 inciampa nella grande crisi e in tanti problemi, ma che resta in vita grazie all’arrivo di Giuntini, una costola, appunto, che vuol ripartire. E’ l’ottobre del 2012 quando Giuntini rileva la Sabatini in affitto per tre anni, al costo di tre milioni: si ricomincia con 55 dipendenti, mentre altri dipendenti — è un’azienda con maggioranza di manodopera femminile — non accettano il passaggio, preferendo restare sotto la soglia in liquidazione. Il via è sotto una buona stella, quella della presenza ancora di commesse, che consentono di cominciare presto a lavorare e con marchi importanti. Burberry, Josep, Belstaff, Versace, Marklowe, Baneus, Mulberry, che da tempo hanno avuto nell’azienda pecciolese un riferimento di ottima e riconosciuta professionalità, danno fiducia alla Giuntini. In tre anni, nonostante i mercati tra accelerate e frenate improvvise, Giuntini è stata capace di affermare l’alta qualità e la professionalità di sempre, vincendo sfide e riuscendo ad arrivare alla scadenza in condizioni di affermare il successo. Oggi Giuntini torna a sfiorare le 90 unità lavorative, è un’azienda dinamica, moderna, con le radici in una grande storia e che ha saputo riorganizzare il suo business con il mondo delle maison di moda. Una bella notizia che sicuramente farà piacere anche ai sindacati con cui ci fu un lungo braccio di ferro ma anche un’ampia collaborazione. Gli ingredienti giusti di ogni vertenza per risolvere quella che era una vicenda intricatissima e che riguardava una colosso della manifattura e dell’industria della Valdera. Basti pensare che nel 2011 Sabatini confezionava 600mila capi spalla all’anno. Una realtà che allora contava 150 addetti a Peccioli, dieci nello show room di Milano, dedicato allo sviluppo dei mercati esteri, e 170 in Polonia. Numeri che – si diceva allora – erano destinati a consolidarsi e forse a crescere entro il 2015 per quella grande avventura nella moda arrivata ad acquisire le licenze di Aigner, Mattiolo, Harmont & Blaine e Daks. Le cose poi sono andate in modo ben diverso. Ma con grande coraggio e altrettanta capacità i vertici hanno fatto in modo che la musica non finisse. Anzi, hanno riportato e il «sole» ed il lavoro. L’acquisizione è delle scorse settimane.