REDAZIONE PONTEDERA

Scapigliato, battaglia di Orciano "La Regione revochi il via libera"

Il sindaco Menci chiede di fermare l’attività in corso "Gravi inadempienze"

"La giunta regionale valuti la sussistenza dei presupposti per la revoca dell’autorizzazione integrata ambientale sull’ampliamento della discarica “Lo Scapigliato". Conclude così il documento dell’amministrazione comunale del piccolo Comune delle colline pisane – assistito dall’avvocato Corrada Giammarinaro – inviato alla Procura della Repubblica, alla Regione Toscana, alla Guardia di Finanza di Livorno. Le ragioni di questo "passo" il sindaco Giuliana Menci le spiega nel dettaglio. E originano da vari aspetti; tra questi "le indagini effettuate dalla Ddia di Firenze e dalla Guardia di Finanza di Livorno su presunti comportamenti illeciti messi in atto dalla società che – scrive il sindaco – per conto della Scapigliato srl, gestisce la pulizia dei silos di raccolta del percolato di discarica, unitamente alle informative inviate al Comune dalla stessa Regione per l’espressione di parere motivato in ordine all’ottemperanza di alcune delle prescrizioni imposte alla stessa Scapigliato srl".

Secondo il Comune, "la mancata posa in opera dell’impiantistica necessaria al corretto adempimento delle stesse prescrizioni, nonchè le modalità gestionali concretamente poste in essere nella coltivazione dei nuovi lotti di discarica hanno difatti palesato – si legge – la sistematica violazione dell’intero impianto di garanzie costruito dalla conferenza di servizi affinchè il richiesto ampliamento della discarica risultasse compatibile con l’interesse ambientale e il diritto alla salute delle popolazioni residenti, da noi considerato insufficiente in sede di ricorso amministrativo, ma da ritenersi comunque di necessaria applicazione proprio a seguito della pronuncia di rigetto del Tar Toscana". In particolare, l’amministrazione osserva che Scapigliato srl "non ha ancora realizzato il nuovo impianto di trattamento del percolato, alla cui posa in opera era obbligata a far data dal febbraio 2021 giacchè il vecchio impianto è in disuso da oltre tre anni; né tantomeno ha, nelle more, installato i previsti silos aggiuntivi, affinchè fosse ottimizzato l’immediato trasferimento del percolato stesso presso impianti esterni".

Del pari, la società – rileva ancora il Comune – "non si è attenuta all’obbligo di contenere nell’ambito dei 3mila metri quadri il fronte di discarica in coltivazione, né tantomeno ha edificato la sezione impiantistica per effettuare il controllo dei rifiuti in ingresso". Per quanto riguarda infine la progettazione relativa alla cosiddetta “Fabbrica del Futuro”, "non sono nemmeno iniziati i lavori per la realizzazione del primo lotto del biodigestore anaerobica, autorizzato dalla Regione Toscana con priorità assoluta quale primo impianto atto a coniugare sostenibilità ambientale e trattamento dei rifiuti".