La scarpa cammina con il freno a mano tirato. E la preoccupazione continua a salire, perché la richiesta di cassa integrazione è alle stelle, e la manovie si muovo lente a causa della diminuzione delle commesse. Infatti il settore archivia un primo semestre con una flessione sia nel fatturato che nell’export. E, a livello nazionale è In forte calo anche l’indice Istat della produzione industriale (-19,5%). A livello regionale, nel primo semestre in Toscana l’ export in valore in calo del -21,3%. Le prime cinque destinazioni dell’export, che coprono il 59% del totale, sono risultate: Usa (+21,4%), Francia (+4,4%), Cina (+24,5%), Paesi Bassi (-2,3%) e Svizzera (-83,8%). Il numero di imprese attive (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, un calo di -66 aziende sullo scorso dicembre, tra industria e artigianato, accompagnato da un saldo negativo di -697 addetti.
Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate da Inps nella prima metà dell’anno per le imprese toscane della filiera pelle, si registra un aumento del +222,7% rispetto allo stesso periodo del 2023: sono state autorizzate quasi 4 milioni di ore, un numero superiore del +1156% anche rispetto alla situazione pre-Covid dei primi 6 mesi del 2019. "La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione – ha spiegato Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici – . Crescono inoltre i saldi negativi nel numero di addetti ed imprese attive rispetto allo scorso dicembre". E di previsioni positive al momento non ce ne sono: le attese degli operatori per la seconda parte dell’anno escludono grandi miglioramenti nel breve periodo. Un affanno che è ragione di grande allarme nel nostro distretto tutto vocato alla moda in pelle.
Carlo Baroni