LUCA BONGIANNI
Cronaca

Se un milanese scopre Buti. Il racconto fotografico: "Ai giovani piace il paese"

Stefano De Grandis, fotoreporter, ha presentato “Qui staremo bene“ "Forte senso di appartenenza. E determinazione dei ragazzi a restare".

Se un milanese scopre Buti. Il racconto fotografico: "Ai giovani piace il paese"

La presentazione di Qui staremo bene di Stefano De Grandis

"Qui staremo bene" è il nuovo racconto fotografico di Stefano De Grandis, fotoreporter quarantenne di Milano rimasto affascinato dalla realtà di Buti. Un documentario lirico, così viene definito, che sabato è stato presentato a Buti e ai butesi nel giardino di Villa Biagi per quello che è stato il primo evento culturale del nuovo progetto Castellarso 1879.

C’era la sindaca Arianna Buti e i tanti ragazzi che sono si sono ritrovati ad essere protagonisti di questo volume.

De Grandis, com’è nata l’idea di fare un racconto fotografico del paese di Buti?

"Io sono di Milano e sono finito qui perché la mia fidanzata e madre di nostra figlia è butese. A Buti non ci capiti per caso, c’è una strada per arrivarci che è la stessa per tornare. Da qualche anno ci trascorro del tempo, dalle vacanze estive alle feste comandate. Fin dai primi giorni, lungo il mio viaggio silenzioso tra le vie del paese, sono rimasto incuriosito. Ho fotografo il paese, le sue case e mi sono chiesto come si vivesse dentro quelle abitazioni".

Di cosa è rimasto stupito?

"Principalmente da due cose. Il forte senso di comunità e appartenenza che accomuna i butesi e la determinazione dei giovani nel restare in questo paese, o di tornarci se qualcuno avesse intrapreso esperienze all’estero. Io vengo da Milano dove è complicato instaurare radici profonde con il territorio. Non avevo mai vissuto la vita di contrada o tutti i rituali che ad esempio accompagnano il palio dei cavalli. Si vede un attaccamento e un campanilismo che non si trovano da altre parti. Buti non è il paese più bello della Toscana e infatti non ho fatto un reportage del paese ma sono andato oltre".

Cosa ha voluto raccontare?

"Ho costruito una contrapposizione tra le mura antiche della città, e su quello che è stato, e i ritratti dei giovani butesi che rappresentano l’anello di congiuntura tra presente e futuro. Fotografandoli ho parlato con loro e tanti mi hanno detto “perché devo andare da un’altra parte? Qui sto bene“. A Buti si ritorna dopo un’esperienza di studio o di lavoro all’estero, a Buti si mette su famiglia e a Buti nascono bambini, a differenza di ciò che accade nelle grandi città".

Ci sono altri progetti per il futuro?

"Sì. Continuerò a fare foto e il progetto si aggiornerà. Mi piacerebbe aprire un capitolo sugli anziani, coloro i quali hanno tramandato certi valori alle nuove generazioni che adesso da Buti non vogliono più andar via".