ILENIA PISTOLESI
Cronaca

Si accende la luce sulla Deposizione. E il restauro svela i... pentimenti

Rosso Fiorentino, dopo due anni di cantiere. I segreti del dietro le quinte: "Ritorno ai grandi colori originali"

Si accende la luce sulla Deposizione. E il restauro svela i... pentimenti

Una tavola che è preghiera, summa di lirismo plastico, movimento di anticipazione che è sgorgato come lava nei secoli successivi, stregando Pasolini e la Pop Art. Il manifesto di Rosso Fiorentino dal 1521 è un’opera di grande fertilità intellettuale, religiosa e artistica. E ora, dopo 2 anni di cantiere, se ne svela il restauro finanziato dalla Fondazione Friends of Florence grazie alle donazioni di John e Kathe Dyson e della Alexander Bodini Foundation. Il delicato intervento sull’opera cullata in pinacoteca e di proprietà della Basilica Cattedrale, si è reso necessario per affrontare due aspetti critici: la situazione di sofferenza della struttura lignea, dovuta in primo luogo alle traverse ormai bloccate, che si riverberava sulla pellicola pittorica sotto forma di deadesioni del colore, e gli interventi di ritocco pittorico ormai alterati attribuibili a restauri precedenti.

Le mani che hanno operato il miracolo appartengono ai restauratori Daniele Rossi per la parte pittorica e Roberto Buda per il supporto ligneo. Le indagini diagnostiche hanno consentito di individuare la preparazione degli strati pittorici, i leganti e i colori originali della tavolozza di Rosso Fiorentino, che è risultata ricca di pigmenti preziosi, quali le lacche (lacca di garanza e verderame), l’orpimento, il giallo di Pb-Sn, il cinabro e l’azzurrite malachite. Si è potuto accertare anche l’utilizzo dell’allume di rocca, proveniente dalle cave di Volterra, e di polvere vetrosa. Si sono scoperte le correzioni che l’artista ha apportato in corso d’opera. Il cambiamento testimonia la sensibilità dell’artista ai problemi spirituali sollevati anche dai teologi, tradotta nel caso delle Marie, in una partecipata rappresentazione dello stato d’animo della Madonna, sottilmente sospeso fra sofferenza e difficile controllo delle emozioni. Sebbene già si conoscessero alcune scritte, altre sono emerse durante la pulitura, come la scritta (biffo) sulla veste del ragazzo che tiene la scala e che si riferisce al colore viola descritto da Cennino Cennini nel suo trattato, o la scritta (biffo ciara) sul perizoma di Cristo.

L’artista in alcuni casi ha mantenuto il colore indicato dalle scritte, in altri ha cambiato totalmente il colore segnato nella fase di preparazione. "Il disegno preparatorio è trasposto a mano libera sulla tavola ingessata tramite un carboncino tipo "punta secca" e uno più spesso. In molte zone il tratto è ripassato a pennello e risulta sfumato, mentre in altre zone i segni del pennello sono ripetuti diagonalmente per indicare le zone in ombra - spiega il restauratore Rossi - Si notano alcuni pentimenti in corso d’opera come le gambe di Gesù Cristo o il braccio del ragazzo che sorregge la scala, ma il più sorprendente mai rivelato fino ad oggi è apparso sul braccio e la mano di Maria ancora presenti e disegnati sulla spalla della Pia donna ma coperti definitivamente dalle pieghe bianche e ocra della veste. In questa fase della composizione del dipinto noi notiamo il braccio della Madonna intorno al collo della Maria di sinistra che con la mano la sorreggeva completamente in aiuto al gesto dell’altra Maria. In tal modo la Madre di Dio risultava svenuta, mentre ora il suo forte dolore la sconvolge ma senza l’abbandono dei sensi".