di Carlo Baroni
Tre condanne per la Strada di Patto, il raccordo fra la città e lo svincolo Pontedera ovest della Fi-Pi-Li che deflagrò in buche e schianti poco dopo l’inaugurazione e per questo finì sotto indagine sull’esecuzione del secondo e terzo lotto. Le ha pronunciate la Corte dei Conti che ha respinto in grado d’appello i ricorsi dei tre funzionari del Comune chiamati a risarcire il municipio dei soldi, per l’accusa, "pagati per il materiale contabilizzato, ma non utilizzato, per l’esecuzione dei lavori". Si tratta dell’architetto Massimo Parrini, 61 anni di Empoli, all’epoca dei fatti responsabile unico dei procedimenti; dell’ingegner Salvatore De Pascalis, 61 anni, di Pontedera, al tempo direttore dei lavori; dell’architetto Marco Pasqualetti, 57 anni, di Pontedera, collaudatore delle opere (non era imputato nel procedimento penale che si è concluso con la prescrizione).
"Le censure non possono essere accolte – scrivono i giudici contabili – in quanto il giudice di prime cure, con motivazione che si condivide, è pervenuto alla conclusione - basata principalmente sulla perizia redatta in sede di accertamento tecnico preventivo dinanzi al Tribunale di Pisa – che i lavori eseguiti non sono conformi al progetto, in quanto le operazioni peritali hanno rinvenuto materiali quantitativamente e qualitativamente diversi". "Ciò malgrado, i lavori sono stati contabilizzati e certificati – si legge ancora – come regolarmente eseguiti in relazione alle previsioni progettuali, con danno per l’amministrazione comunale committente, derivante dal pagamento di materiali non utilizzati e lavori non eseguiti". L’accusa è di dolo civile "derivante dalla consapevole, volontaria ripetuta e palese violazione delle disposizioni che regolano i compiti del direttore dei lavori, del responsabile unico del procedimento e del collaudatore". Il conto finale sfiora i 700mila euro che, in quote diverse, sono stati condannati a pagare i tre funzionari.
De Pascalis, quale direttore dei lavori, è accusato di "non aver ottemperato ai suoi doveri in modo da assicurare l’effettiva conformità dell’opera eseguita al progetto". "La mancata osservanza degli adempimenti gravanti sul direttore dei lavori è poi dimostrata - si legge – dall’assenza dei verbali di verifica dello spessore degli strati, e dalla mancanza di documentazione ufficiale, anche in ordine alle verifiche sui materiali utilizzati".
Il responsabile unico del procedimento architetto Parrini, "in contrasto con doveri ad esso spettanti non ha contestato l’assenza del giornale dei lavori, ha sottoscritto acriticamente la documentazione predisposta dal direttore dei lavori, omettendo ogni valutazione e controllo di sua pertinenza, ed ha così autorizzato i pagamenti all’appaltatore in assenza delle verifiche e riscontri necessari per attestare l’effettiva realizzazione delle opere e la loro regolarità". Il collaudatore, l’architetto Pasqualetti è stato chiamato a rispondere del danno per avere redatto (17 giugno 2009, quasi un anno dopo la fine dei lavori) il verbale di collaudo del Lotto III: in quanto il verbale di collaudo non solo non è accurato, ma soprattutto ha constatato la realizzazione dell’opera a regola d’arte ed in conformità al progetto, senza tuttavia indicare le attività o i documenti giustificativi a supporto della rispondenza delle misurazioni dell’opera con quelle di progetto, successivamente contabilizzate e pagate".