Lajatico (Pisa), 17 luglio 2024 – Diciotto edizioni, l’ultima per celebrare i 30 anni di carriera di Andrea Bocelli e ben 30mila spettatori solo nel 2024. Cifre gigantesche generate da un solo numero: 1. Perché è basta una sola idea a creare il Teatro del silenzio.
Era il 2005 quando nella testa dell’architetto Alberto Bartalini si fece spazio un grande progetto che subito presentò ad Andrea Bocelli. Detto fatto. L’anno dopo, iniziò quell’avventura tra le colline della Valdera che ha cambiato per sempre Lajatico e il modo di vivere il territorio circostante.
«Spesso, guardandomi indietro, mi sorprendo a pensare al momento, all’occasione in cui è nata l’idea del Teatro del silenzio – spiega Bartalini – Non è difficile immaginare. Un incantevole anfiteatro naturale, un regolo ti sfiora; nel più lieve silenzio sembrano avvolgerti dolci, soffuse, raffinate melodie".
Ma non è stato facile portare una gigantesca macchina scenica su una collina che per 11 mesi all’anno resta nel silenzio, curata solo dai trattori degli agricoltori, e priva di qualsiasi infrastruttura per accogliere migliaia di spettatori. E l’architetto fa un viaggio nel tempo per ricordare gli albori di questa esperienza: "L’incontro con Bocelli, che subito e negli anni successivi divenne il simbolo, l’alfiere del Teatro del Silenzio. Un evento di un solo giorno, all’inizio. Con il sorrisetto poco accondiscendente dei soloni dell’universo teatrale. Un evento che ha avuto la forza di diffondersi in tutto il pianeta".
La prima edizione del 2006 fu subito un successo e una scommessa vinta. All’epoca però non c’erano veri programmi per le edizioni successive, c’era solo la voglia di rafforzare quell’esperienza, di farla crescere, di renderla ancora più fruibile al suo pubblico sempre più internazionale e disposto ad accaparrarsi i biglietti con mesi di anticipo. Negli anni non è cambiato però lo spirito che Bartalini ha voluto dare al suo Silenzio: "Coinvolgere artisti di chiara fama insieme a eccellenze artistiche nascoste, che vivono sottotraccia, anch’esse dense di notevole qualità. Da luogo a un elogio della bellezza che, oggi, potrebbe davvero identificarsi con un elogio della follia, la follia come motore di una vera e propria rivoluzione culturale".
E il Teatro del silenzio è riuscito a mantenere intatto il suo spirito e farlo percepire al suo pubblico nonostante qualche edizione si stata messa a dura prova dal maltempo o dalla pandemia. Perché ormai l’evento ha una forza tutta sua, riconoscibilissima, che va oltre. "E così anche Lajatico si è trasformato. Passeggiando per le sue strade, oggi ci si imbatte in presenze entusiasmanti", sottolinea l’architetto che ch iude con "il mio grazie più grande va a Andrea e Veronica Bocelli per aver creduto con me in questa sfida folle che si è rivelata però vincente e ringrazio l’Associazione Teatro del Silenzio, di cui ne sono direttore artistico, perché da quasi 20 anni impegna in primis risorse e professionisti in un lavoro enorme che ha reso Lajatico un salotto internazionale di arte a cielo aperto, in collaborazione con City Sound & Events, Banca Popolare di Lajatico e Comune".