di Carlo Baroni
PONTEDERA
Tra guerre vecchie e nuove. Inflazione e rimbalzo dei prezzi. Non ultimo il caro energia. Si chiude un 2023 in chiaro scuro. Cosa ci attende? "E’ una fase di rallentamento, gli scenari possibili possono essere molteplici. E’ certo che il settore siderurgico e metallurgico sono i più esposti all’aumento del costo del gas e materie prime e sono oggi in difficoltà", spiega Massimo Braccini (Fiom Toscana).
Che quadro abbiamo davanti anche per la metalmeccanica che ci riguarda da vicino?
"Abbiamo situazioni differenziate. Vediamo per esempio la nautica, che ha un presidio importante a Pisa e che sta andando molto bene. Il settore delle due ruote, che ci riguarda altrettanto da vicino, vive un momento positivo e con la pandemia ha avuto un’impennata importante: non è detto che quest’onda, però, sia così lunga. Diciamo che fin qui ha registrato un’apprezzabile tenuta. Ma il tema vero, ora,è un’altro".
Quale?
"L’inflazione è alta, il potere d’acquisto delle famiglie è sempre più debole. Alla lunga ne risentirà tutto il sistema. E se non arrivano correttivi adeguati le difficoltà sono alle porte".
Lei quando scoppiò la guerra in Ucraina, analizzando la situazione, parlò di economia di guerra.
"Ne parlai allora e ne parlo oggi. Siamo ancora dentro un’economia di guerra. Con tutto quello che comporta. Anche di elementi di novità sconosciuti, come ad esempio, il colosso ucraino dell’acciaio che sta guardando con interesse Piombino per costruire un nuovo impianto: sarebbe indubbiamente una straordinaria opportunità per il territorio e la Toscana. Questi tempi vanno letti a fondo per capire come si muove il mondo, cosa dobbiamo fare e come ci dobbiamo muovere".
Poi c’è la crisi che affonda il morso.
"Questo è un mondo che cambia velocemente: ad una guerra se n’è aggiunta un’altra, abbiamo una situazione internazionale critica, è necessaria una riflessione che porti ad una riorganizzazione: dobbiamo capire cosa si produce, dove si produce e come si produce. Abbiamo davanti scadenze ed appuntamenti importanti: i contratti nazionali e quelli aziendali. Quelli sono la nostra battaglia e noi la stiamo facendo".
A giugno scade il contratto dei metalmeccanici?
"Si. E il tema dei salari è fondamentale, un passo importante, c’è da recuperare capacità di acquisto. E da tutelare il lavoro. Nella consapevolezza che non basta arrivare ad un certo stipendio se poi l’azienda è costretta a ricorrere agli ammortizzatori sociali che portano via una fetta della busta paga. E non ci sono solo i contratti nazionali, ci sono anche quelli aziendali. E ci sono le piccole imprese, una filiera rilevante anche nella metalmeccanica, dove tutto è più difficile".