REDAZIONE PONTEDERA

Trovata morta a Montescudaio. Spunta l’ipotesi omicidio volontario. Al vaglio abitudini e spostamenti

Nuova pista per ricostruire il giallo di Fabiola Capresi: nessun segno di frenata rilevato sull’asfalto

Omicidio volontario. E’ il secondo filone investigativo che sta emergendo sul mistero della morte di Fabiola Capresi, la 57enne trovata cadavere il 17 dicembre scorso, intorno alle 19.40, in un terreno incolto lungo la strada provinciale dei Tre Comuni, a Montescudaio.

Quindi andrebbe ad aggiungersi un nuovo tassello, una quinta omicidiaria, nelle indagini: la prima direzione battuta è stata quella dell’omicidio stradale, che, da quanto appreso, al momento non viene abbandonata dagli inquirenti. E ora si spalanca un’altra ombra inquietante sulla tragica fine della 57enne: perché la pista dell’omicidio volontario? Intanto per un motivo lapalissiano: non viene tralasciato nessun dettaglio, come l’assenza di segni di frenata di un mezzo sull’asfalto. La stessa dinamica dell’impatto fatale si presenterebbe, agli occhi del comando dei carabinieri di Volterra, che sono a capo dell’indagine, con alcuni punti di ombra. La donna, stando alla ricostruzione, si trovava sul ciglio della provinciale il giorno in cui è stata investita, lo dimostrano le telecamere. Ossia, Fabiola aveva uno spazio ampio per camminare. Ed è stata presa in pieno da un mezzo, e su questo aspetto dovrebbe trattarsi di un’auto, al 90%, secondo le immagini delle videocamere acquisite dai militari. Fabiola non era quindi sulla strada o in mezzo alla strada. E anche le percentuali potrebbero avvalorare il campo ipotetico di un omicidio volontario: il 60% di automobilisti che compiono omicidi stradali, si consegnano spontaneamente alle forze dell’ordine.

In questo caso, chi ha ucciso Fabiola resta ancora rintanato, avvolto in una nebbia fitta e questo fatto aggrava ulteriormente la sua posizione. In secondo luogo, le indagini stanno scavando nelle cavità della vita e delle abitudini della vittima, che viveva a Montescudaio da un paio di anni, in via Roma, con il compagno Gianni Cavallini. Si apprende che la 57enne percorresse la strada dove ha trovato la morte più di una volta al giorno, spesso a piedi, in passato anche in sella a una bicicletta. Con il sole, con il cielo ingrigito o carico di pioggia, Capresi è stata vista, a cadenza praticamente quotidiana, camminare e aggirarsi in quel luogo che, e ciò non è un mistero, è circondato da boschi in cui si annida una piazza di spaccio di droga da lustri.

Il pomeriggio in cui ha perso la vita, la 57enne aveva raggiunto la provinciale salendo su un bus di linea. Chi l’ha investita? Un automobilista a bordo di un mezzo che, forse per la scarsa visibilità, l’ha travolta e poi si è dato alla fuga? O un automobilista che conosceva bene le abitudini della vittima, cioè la sua frequentazione giornaliera nella zona dell’investimento, e che quindi avrebbe pianificato tutto per vendicarsi, travolgendola con l’auto? Gli inquirenti ascolteranno il compagno della donna, alcuni residenti del paese, la figlia che la 57enne aveva avuto da una precedente relazione, i vicini di casa.

Dalla sua vita privata, potrebbero emergere elementi utili all’indagine. I carabinieri, inoltre, hanno messo sotto sequestro il telefonino della vittima. E altri elementi potrebbero arrivare dai tabulati telefonici e dai contatti che la 57enne teneva. Restando ancorati a una sfera ipotetica, qualora fosse confermata l’ipotesi di omicidio volontario, la donna aveva subìto recenti minacce? E chi l’ha investita, aveva, con lei, un conto in sospeso da regolare? Gli ambienti investigativi, ricordiamo, nelle scorse ore hanno parlato di un “sentimento di speranza“ nel rintracciare il killer della strada. Che potrebbe avere le ore contate.