CARLO BARONI
Cronaca

Una coltivazione di droga. Condananto a 32 mesi

La pena è stata mitigata in appello – ed ora è definitiva dopo il rigetto del ricorso da parte della...

La pena è stata mitigata in appello – ed ora è definitiva dopo il rigetto del ricorso da parte della Cassazione – a carico di un 40enne finito nei guai per questioni di stupefacenti. All’imputato i giudici di secondo grado hanno riconosciuto la ipotesi di lieve entità limitatamente alla coltivazione di funghi allucinogeni, e gli hanno applicato la pena di 2 anni e mesi 8 di reclusione e 7mila euro di multa. In primo grado l’uomo era stato condannato alla pena 4 anni e mezzo di reclusione e 20mila euro di multa.

La difesa, fra altri aspetti, aveva lamentato agli ermellini la violazione di legge, laddove la sentenza non ritiene che, per le sue caratteristiche, la coltivazione di marijuana non fosse rivolta ad un consumo meramente personale. Gli ermellini, nell’esaminare il caso, ricordano la pronuncia della Sezioni Unite che ha chiarito che "non integra il reato di coltivazione di stupefacenti, per mancanza di tipicità, una condotta di coltivazione che, in assenza di significativi indici di un inserimento nel mercato illegale, denoti un nesso di immediatezza oggettiva con la destinazione esclusiva all’uso personale, in quanto svolta in forma domestica, utilizzando tecniche rudimentali e uno scarso numero di piante, da cui ricavare un modestissimo quantitativo di prodotto".

In questo caso erano ricavabili – si legge nella sentenza – 1.089 dosi singole; inoltre, nell’abitazione dell’imputato venivano rinvenuti un bilancino di precisione, ventole e fertilizzanti per la crescita delle piante, confezioni di alluminio e pellicola trasparente". Elementi che hanno indicato ai giudici la destinazione dello stupefacente "ad un consumo non meramente personale".

C. B.