di Ilenia Pistolesi
“Benvenuti all’inferno“: così recitava la grottesca scritta di vernice rossa vergata su una delle vecchie porte d’ingresso di villa Sant’Ottavia. La sua fama di ‘casa stregata’ era riuscita a varcare i confini locali ed era diventata meta di curiosi dell’occulto e di fantomatici ghostbusters. Un edificio che, negli anni scorsi, è stato preda di numerose incursioni indesiderate per quella leggenda che qualcuno aveva cucito addosso alla casa, una villa stregata. Tanti gli youtubers che si erano addentrati nel cuore della villa lungo la strada del Palagetto fino al fiume Cecina per immortalare fantomatici suoni riconducibili a strane presenze. Suggestioni allo stato puro. La leggenda vuole che l’ultima persona ad abitarvi fu una donna che dopo la seconda guerra mondiale, in preda alla depressione, si impiccò a una trave e quel cappio quasi certamente è stato messo lì ad hoc da macabri appassionati per richiamare l’accaduto e gli esploratori dell’occulto. La realtà, al di là di leggende, superstizioni e di un turismo tristemente voyeuristico, ci racconta invece che adesso villa Sant’Ottavia è stata venduta dall’agenzia immobiliare Milianti Real Estate, con base a Volterra. Le bocche restano abbottonate sul prezzo della vendita, ma la vecchia villa è stata acquistata da una società polacca, con tutta probabilità per ricavarne una struttura a fini turistico-ricettivi. Dopo la morte dell’ultima proprietaria, la famiglia Bianchini di Firenze che negli anni ne aveva fatto una villa patronale, Sant’Ottavia fu ‘spacchettata’ fra i suoi otto eredi. E, come detto, nei decenni dell’abbandono si era trasformata in una rotta per urbex, fotografi, ricercatori a caccia di adrenalina.
"Si tratterà di un grosso investimento per i compratori – spiega Antonio Milianti, alla testa dell’omonima agenzia immobiliare – è un rustico che necessita di ristrutturazione, il tetto con il passare degli anni è crollato così come il secondo piano della struttura". Nonostante le barbarie subìte dallo scorrere del tempo e dalle incursioni vandaliche, la villa era un gioiello edificato agli inizi del ‘900 seguendo lo stile Liberty e fu costruita dai Germiny, una famiglia francese dell’alta borghesia che, con i conti D’Aulan e De Larderel, si trasferì nell’Alta Valdicecina per aderire all’ambizioso progetto promosso dal principe Ginori Conti per una presunta società boracifera di Larderello, rivelatasi poi la migliore prospettiva lavorativa del territorio nei decenni successivi.