Pontedera, 17 marzo 2018 - Il nuovo allarme scatta ancora poco dopo le 7 del mattino. Ai cancelli della Tmm si sono presentati di nuovo il liquidatore, Roberto Dell’Omodarme, i camion per caricare, i vigili giurati e la polizia. E’ il segnale che si sta consumandol’ennesimo tentativo di entrare dentro la fabbrica chiusa da agosto per portare via qualcosa, macchinari o prodotti rimasti in magazzino. Scatta la mobilitazione, dal presidio si suona l’adunata ai lavoratori che sono a casa, arriva anche Marco Comparini (Fiom Cgil). E’ inizio di un nuovo braccio di ferro, di mezz’ore snervanti per capire se in qualche modo, stavolta, sarà fatto il tentativo di forzare il blocco degli operai. Quel passo che finora, comunque, ha sempre fatto paura: nei primi mesi perché la lotta era in pieno vigore, poi c’è stato tutto il periodo della campagna elettorale che ha visto sfilare politici nazionali a farsi campagna al presidio e ogni azione di forza avrebbe avuto echi e riflessi sul gruppo di cui Tmm fa parte. Spenti i riflettori del voto il liquidatore, davanti anche ai tempi che impone il mandato affidatogli, è tornato a farsi avanti, spiegando come la protesta in atto «freni» o blocchi la possibilità di procedere con le attività del suo ufficio. I toni, ieri mattina, si sono fatti aspri poi c’è stato un tentativo di dialogo: Roberto dell’Omodarne, Daniela Martini (rsu) e Marco Comparini si sono parlati ai cancelli, restando su posizione lontane, ma almeno di sono parlati e ieri mattina i camion hanno fatto di nuovo marcia indietro.
«Ho chiesto almeno che si aspetti il 23 marzo – spiega Comparini – all’esito del tavolo che ci sarà in Regione e dal quale potrebbero arrivare indicazioni importanti o in un verso o nel’altro. Ho chiesto di non forzare la mano o le cose ora, rispettando il disappunto e la lotta di queste persone con le quali l’azienda e il gruppo industriale che gli ha dato il mandato si sono comportati malissimo e i fatti sono sotto gli occhi di tutti». «Lui ha detto che ci assumeremo le responsabilità di quello che facciamo – spiega Comparini –. Non c’è nulla di nuovo nelle sue velate minacce. Lui però si assumerà, se forzerà la mano, la responsabilità di quello che ha fatto davanti all’intera comunità. C’è anche un giudizio morale a cui sottoporsi. Non solo e soltanto quello a norme di legge». Nervi tesi. Poi è tornato il silenzio sotto la pioggia battente quanto la rabbia.