Santa Croce sull'Arno, 28 settembre 2019 - Quella in atto è una "frenata" per il futuro della filiera delle pelle. Con riflessi importanti sia sul conciario che sul calzaturiero. La ragione? «Il mercato interno, ormai, è quasi a zero – dice Loris Mainardi, segretario generale Filctm Pisa –. Qui, la gente non spende, per l’incertezza del quadro politico ed economico. Non spende neanche chi può. Si parla sempre di export, che è importantissimo. Ma che qui in Italia le nostre aziende hanno canali di vendita ridotti al lumicino non se ne parla mai». E nel mondo? «L’incertezza è globale – aggiunge –. I nuovi focolai di guerra nel mondo arabo sono un freno, come lo è anche questa grande attenzione sul clima che sta portando sempre di più ad acquistare ecopelle: ma i capi in ecopelle non sono in pelle ecologica, sono derivati del petrolio. La pelle eco, se vogliamo, quella vera, è la pelle italiana conciata al vegetale. E su questo fronte, giustamente, e siamo in pieno della partita anche noi, le organizzazioni datoriali (l’Unic, in primis) hanno stanziato risorse per una campagna d’informazione che faccia chiarezza e che arrivi al cuore dei mercati e dei consumatori. Ma comunque restiamo preoccupati».
«Preoccupazione perché il lavoro è in forte rallentamento – aggiunge Mainardi – ci sono i numeri a confermarlo, perché anche le aziende che lavorano molto stanno lavorando meno e perché ci sono due aziende del Comprensorio che le stiamo monitorando». Non ci sono, invece, conseguenze importanti sul mercato del lavoro: stabili gli interinali, che coinvolgono un numero lievemente meno di lavoratori ma per tempi più prolungati. «Ora attendiamo di capire il polso dei mercati da Lineapelle Milano (200 le concerie presenti) anche se, è bene sottolinearlo, si parlerà di primavera estate, quindi di una stagione assai più sfavorevole per la pelle. Ma è chiaro che la presenza di operatori, di contattati e di conferme della grandi case di moda, è fondamentale per leggere il futuro almeno a breve termine». «Questo però vuol dire che se il lavoro in rallentamento da mesi, ora è agli sgoccioli di stagione, per vedere nuovi ordini bisognerà aspettare a gennaio – conclude Mainardi –. Proprio per questa ragione abbiamo gli occhi ben aperti sul Comprensorio e sulle prospettive. Che toccano anche il calzaturiero che se da una parte ha visto aumentare il valore dell’export, ha visto anche una drastica riduzione della merce esportata: una riflessione è d’obbligo». Eppoi due aziende in difficoltà che sono sotto osservazione, ovviamente, non sono un buon segnale.