Pontedera, 15 dicembre 2017 - Alla fine i soldi sono arrivati. «Almeno quelli ci sono», dicono Daniela Martini e Cristina Parola, rsu di Tmm che aveva annunciato iniziative se si fosse prolungato ancora il pagamento di quanto concordato dagli 85 operai in sede di conciliazione: una trance di 6mila 500 euro (pagate ieri) a cui seguiranno, a gennaio, spettanze e tfr. Resta il rebus del futuro, affidato alla ricerca di nuovi interessamento e alla speranza che non tutto sia andato perduto dei tre mesi di trattativa tra l’imprenditore di Firenze e Cls (gruppo torinese che controlla la fabbrica di marmitte di Gello). A tenere in piedi la speranza che il discorso posso riprendere è il fatto che l’imprenditore aveva già aperto la nuova società, assumendo addirittura il direttore per mettere in piedi la partita, riaprire la fabbrica e procedere con le (ri)assunzioni. In un primo tempo, nel settembre scorso – trapela oggi da indiscrezioni – l’imprenditore avrebbe voluto chiudere subito l’accordo quando la procedura era ancora in corso.
Ma cos'ha ostacolato il buon fine dell’operazione? In una prima fase, quando tutto pareva filare liscio, si parlava di affitto d’azienda. Poi nel dilatarsi delle trattative, forse per un cambio di programma da parte della proprietà, l’impegno economico sarebbe diventato troppo oneroso specie per la fase iniziale tanto da togliere stabilità e fattibilità del progetto d’impresa. Ma la volontà c’era. E quella volontà potrebbe trovare un punto da cui ripartire specie se la controparte, Cls, dovesse sentire il fiato sul collo della dura reazione degli operai, dei sindacati e della politica. «Noi ci vogliamo ancora credere – aggiungono Daniela Martini e Cristina Parola –. Ribadisco che staremo qui, davanti la fabbrica, finché non uscirà una soluzione». Che sia questa, o le nuove strade che già in queste ore sindacati e istituzioni stanno battendo. L’imprenditore si era avvicinato a Tmm tramite la Fiom e il primo confronto lo ebbe con il segretario regionale Braccini. Allora si parlava di più interessamenti, uno anche da parte di un gruppo cinese. Quest’ultimo però aveva preso contatti con il liquidatore Dell’Omodarme. Ora resta l’attesa di un nuovo scenario mentre gli operai organizzano come presidiare la possibilità di un ritorno al lavoro per Natale e San Silvestro