STEFANO LEMMI
Sport

Granata "Limitare il potere dei procuratori"

Pontedera, il presidente Millozzi: "La finestra di trasferimenti estesa per circa un mese è eccessivamente lunga"

Guidi in maglia granata in azione (foto Bongianni/Germogli)

Guidi in maglia granata in azione (foto Bongianni/Germogli)

Mercato invernale, procuratori e squadre B. Con i trasferimenti aperti fino al 3 febbraio sono questi gli argomenti più caldi di cui parlare con il presidente del Pontedera, Simone Millozzi.

Presidente, che impatto ha il mercato invernale sulla gestione delle squadre? "La finestra di trasferimenti estesa per circa un mese è eccessivamente lunga e crea un clima di incertezze che nuoce alla serenità delle squadre e alla preparazione tecnica e tattica, provoca discontinuità nel lavoro quotidiano e nei piani di gioco, impedendo ai tecnici di concentrarsi esclusivamente sull’aspetto sportivo. Sarebbe auspicabile ridurla per garantire maggiore stabilità e tranquillità, permettendo a tutti di concentrarsi con maggiore serenità sugli obiettivi sportivi".

E’ vero che un ruolo importante lo ricoprono i procuratori? "I procuratori troppo spesso pensano a fare i loro interessi piuttosto che seguire un percorso di crescita adeguato per i ragazzi, agendo come se fossero i veri protagonisti, imponendo condizioni che non tengono conto delle reali possibilità delle società e alimentando fantasie nei loro assistiti compromettendone la serenità mentale. Questo danneggia il nostro lavoro di società e rende ancora più difficile costruire squadre competitive con un equilibrio tra qualità e sostenibilità. Quando una proposta viene rifiutata la società non può prevedere come si comporterà un giocatore che si trova a giocare contro voglia, quindi in questi casi l’unica soluzione è alzare le richieste economiche per evitare rischi. Ed è ciò che ha dovuto fare il Pontedera nella cessione di Ianesi al Milan Futuro. Serve perciò una riforma del mercato per tutelare le società e limitare il potere dei procuratori".

Delle squadre B che pensa? "La loro presenza rischia di alterare i principi di uguaglianza e sana competizione del campionato. Queste squadre dovrebbero far crescere i migliori talenti e prepararli per il futuro, non essere un’accozzaglia di giocatori di categoria presi, grazie anche alla elevata forza economica, ad esempio durante il mercato invernale per sopperire alle comprensibili carenze di giovani non ancora abituati ad un calcio “vero“, al fine di raggiungere una tranquilla salvezza o addirittura vincere il campionato. Devono essere uno strumento per la crescita dei giovani e non un espediente per guadagnare vantaggi competitivi nel campionato. Dovrebbero fungere da strutture di sviluppo parallele, con regole specifiche e peculiari che ne limitino l’impatto sul campionato, perché i giovani calciatori hanno bisogno di un sistema che permetta loro di crescere e svilupparsi in ambienti competitivi e stimolanti, ma sempre con l’idea che il calcio italiano debba essere inclusivo e non elitario".

Stefano Lemmi

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