Con il Pontedera che si sta preparando alla sfida di domenica a Gubbio (inizio alle 15) dove la squadra di Menichini (che perde Martinelli per squalifica ma ritrova Ladinetti) cercherà di rimettersi in marcia per risollevarsi da una posizione di classifica che si è fatta critica (terzultimo posto con 7 punti dopo 9 giornate), ad attirare le attenzioni nei giorni scorsi sono state le elezioni presidenziali. Che alla fine non hanno riservato sorprese per la Serie C. Anche perché l’unico candidato era Matteo Marani, il quale guiderà dunque la terza serie nazionale anche per il prossimo quadriennio. Con un vero e proprio plebiscito i sessanta club hanno voluto dare una dimostrazione di compattezza e di unità dell’odierna Serie C. Tra questi anche il Pontedera, rappresentato nelle sedi federali dal suo direttore organizzativo Andrea Bargagna.
Direttore, qual è lo stato della Serie C?
"Certamente delle tre leghe professionistiche è quella che di questi tempi è più proiettata verso il futuro con una rinnovata solidità fra le 60 società che la compongono. I primi due anni di mandato Marani ci hanno consegnato una Serie C rinnovata nel format, con una maggiore credibilità e con un programma sulla valorizzazione dei giovani ben chiaro".
C’è qualche altro tema di particolare interesse su cui state lavorando?
"Beh, prima di tutto c’è la consapevolezza di dover rapidamente affrontare il problema della sostenibilità economica. Le società nel prossimo quadriennio dovranno puntare all’efficientamento dei costi. Sul tavolo del presidente Marani c’è già lo studio di soluzioni opportune, con la possibilità di inserire il Salary Cap".
Il 4 novembre si terrà l’assemblea federale...
"Quella certamente sarà una data cruciale per il presidente Gabriele Gravina e la Figc, perché l’assemblea dovrà riscrivere lo statuto, con la Serie A che chiede più autonomia. Ritengo però che la riforma del nostro calcio sia necessaria ed improcrastinabile ma che non necessariamente debba passare da una riduzione degli organici di serie C. Ricordo infatti come la terza serie sia l’unica che negli ultimi decenni abbia ridotto drasticamente il proprio numero senza peraltro ripercussioni positive per il sistema calcio. Quindi se la Serie A rivendicherà un ruolo più importante ed autonomo, non potrà tuttavia esentarsi dall’onere di trainare maggiormente le altre serie professionistiche".
Stefano Lemmi
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