{{IMG_SX}}Prato, 19 maggio 2009 - La perquisizione è scattata ieri mattina negli uffici di via Baldinucci. Il nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza di Roma (gli stessi della Fiscopoli pratese, ndr) è arrivato di buon ora ieri alla finanziaria con un decreto di perquisizione. Non c’erano ordinanze da eseguire, solo documenti da acquisire per i rapporti emersi, in corso di indagine, fra la società pratese e gli indagati dell’inchiesta condotta dai pm romani Vittoria Bonfanti e Lina Cusano.

 

L’inchiesta verte su ipotesi di riciclaggio, evasione fiscale, appropriazione indebita, reati societari e truffa ai danni di Unicredit. Si parla di un mutuo da cento milioni di euro erogato dall’istituto bancario per un mega progetto immobiliare a Castelnuovo di Porto che, secondo gli inquirenti, in realtà sarebbe stato più o meno un castello di carte. A far scattare la perquisizione a Prato sarebbe stata l’ipotesi, tutta da verificare, che la società pratese, che si occupa proprio di finanziamenti, leasing e mutui, possa essere stata un crocevia dell’operazione. Per esempio, un possibile trait d’union con l’istituto di credito.

 

Mentre ieri mattina venivano acquisiti documenti a Prato, altri mandati di perquisizione venivano eseguiti dal Gruppo investigativo antiriciclaggio a Milano, Verona, Roma ed altri centri del Centro Nord in banca, abitazioni private e studi legali. Nelle stesse ore scattavano anche sette ordinanze di custodia cautelare. Tre destinate al manager napoletano Renato D’Andria, in passato già coinvolto in crac di alcune società e sull’utilizzo improprio di fondi comunitari, ad Alessandro Petti e ad Antonio Mosetti; mentre agli arresti domiciliari sono finiti Francesco Iovene, Antonio Compagna, Franco Piccirilli e Antonio Garberini. Altri diciotto nomi di spicco sono stati indagati.

 

L’inchiesta del Gia della valutaria è complessa: procurarsi il denaro e poi 'ripulirlo' erano fasi salienti dell’attività insieme alla frode fiscale: gli accertamenti investigativi del Gia sono partiti infatti, come scrive il gip, dai "rilevanti flussi finanziari conseguenti alla vendita del 2005 degli impianti radiotelevisivi e frequenze di proprietà della società Canale 10 srl alla 3Elettronica industriale spa", compravendita mai denunciata al fisco. La vendita dell’emittente fruttò 11.048.000 euro, poi giunti nelle casse della Parker immobiliare, la srl che doveva gestire sulla carta il mega progetto immobiliare per il quale fu erogato il mutuo da 100 milioni di euro sulla base 'di false attestazioni'. Il Gia ha sequestrato ieri anche quote azionarie di società di diritto lussemburghesi e svizzere. Ma nell’inchiesta comparirebbero anche società offshore con sede a Panama e Isole Vergini, potenziali scatole vuote per il 'lavaggio' del denaro.