SILVIA BINI
Cronaca

A Chinatown c’è sempre meno Italia La Pam pronta a passare la mano

Si tratta per l’affitto di ramo di azienda, i cinesi di Gree City in prima fila per gestire il supermercato. I sindacati sono già stati informati. Dopo l’addio della Sma e di Lidl un altro grande marchio si fa indietro

di Silvia Bini

In via Pistoiese, che già parla cinese da tempo, cadono una dopo l’altra le presenze italiane. Anche uno degli ultimi baluardi del quartiere più orientale di Prato sta infatti per ammainare la bandiera tricolore in favore di quella cinese. Si tratta del supermercato Pam che si trova all’angolo con via Giordano Bruno. Un tempo Superal, poi passato al gruppo Pam e ora verso la cessione ad una società che con molta probabilità sarà a matrice orientale. La trattativa è in via di definzione e la comunicazione del passaggio di consegne è già arrivata giovedì a sindacati e dipedenti. Sono circa 25 le persone impiegate all’interno del market che a fine mese cambieranno il vecchio datore di lavoro. L’operazione commerciale è in via di defizione: la prossima settimana si svolgeranno una serie di incontri per arrivare a definire tutto entro la fine del mese così che dal primo novembre anche l’ommobile che oggi ospiterà il supermercato Pam, incastonato nel cuore di Chinatown, perderà il tricolore.

Non si tratta di una vendita, ma dell’affitto di un ramo di azieda. In questo caso Pam cederà il punto vendita di via Pistoiese, probabilmente con la formula del franchising che permetterebbe di mantenere l’insegna Pam, alla ‘Green City’, società di proprietà cinese già propritaria di altri supermercati nella zona di Firenze e oltre. Per i dipendenti non ci saranno ripecussioni visto che nell’accordo sembra previsto il mantenimento dei posti si lavoro così come i contratti in essere e quindi gli stipendi non potranno essere rivisti, ma un po’ di preoccuopazione serpeggia comunque e la notizia dell’immenente passaggio del supermercato ad una società cinese da giorni tiene banco tra i pochi italiani rimasti come vedette di un quartiere che mese dopo mese perde sempre più radici. "La trattativa è in corso. Ancora non c’è stato nessun passaggio formale, ma Pam ci ha comunicato l’intenzione di affittare un ramo di azieda. L’operazione dovrebbe concludersi a partire dal primo novembre, ma ancora non c’è nulla di definito", conferma Giuseppe Viviano, sindacalista della Cisl. Il Macrolotto Zero è senza dubbio il quartiere più complesso di Prato, dove la convivenza tra problemi e disagi fa a pugni con un’integrazione che non è mai veramenete decollata. Qui dove sono rimasti appena una manciata di negozi italiani che si confondono nel mare delle oltre trecento attività cinesi, tra lanterne e ideogrammi. I residenti usano una parola forte - "ghetto" - per descrivere il distretto parallelo che si è venuto a creare, in cui abusivismo e irregolarità continuano spesso ad essere all’ordine del giorno. Laboratori, negozi: nel quadrato stretto tra via Pistoiese e via Filzi ormai quasi tutto parla Mandarino e gli italiani, i pochi che ancora resistono, fanno una grande fatica a tenere alta la propria bandiera. "Restiamo con le unghie e con i denti, ma se dovessi dire che è facile direi una bugia", ammettono da dietro il bancone i proprietari della mesticheria Vasco Signori aperta ormai da 60 anni. A fare loro eco c’è Massimo Peruzzi, maestro pasticciere, in via Pistoiese dal 1960. Anche lui racconta una realtà fatta di sacrifici, di lotte quotidiane e di una grandissima passione per il prorpio mestiere e per la città, "passione che dà la forza di resistere anche quando verrebbe da gettare la spugna", dice. "Mio padre e mia madre, che ancora abitano sopra al negozio, hanno aperto questa attività nel 1960, c’è un affetto fortissimo che mi lega a questo luogo", ammette Peruzzi che oggi gestisce la pasticceria insieme al fratello.

"Non lascerei mai via Pistoiese, ma il quartiere non è più quello di una volta e resistere è dura. Anche il lockdown ci ha dato una bella botta, unita ai problemi quotidiani. Serve davvero tanta passione per andare avanti. E meno male che noi ne abbiamo tanta...", sorride stringendosi nelle spalle. Il supermercato Pam è il secondo supermarket della zona di San Paolo a cedere il passo alla comunità orientale. Il primo storico passaggio fu quello che riguardò la Sma di via Borgioli: da anni la gestione è passata in mano cinese e oggi è uno dei punti di rifonimento principali per gli innumerevoli ristoranti della zona. Senza dimenticare l’addio della Lidl di via Bonicoli, al cui posto sta prendendo forma (vedi articolo a destra) uno dei più grandi ristoranti cinesi d’Europa. "Ci preoccupa non poco il mercato coperto voluto dall’amministrazione comunale e che dovrebbe aprire qui entro fine anno", interviene Bruno Gualtieri, presidente del comitato Macrolotto zero. "Abbiamo chiesto più volte al Comune di affidare la gestione a italiani, con prodotti italiani, non vogliamo che anche questo spazio venga ceduto ai cinesi altrimenti sarà la fine del quartiere".

"Il fatto che imprenditori cinesi possano subentrare alla Pam nel cuore del Macrolotto zero è un’ulteriore dimostrazione della capacità tutta orientale, anche in questo momento particolare in cui vive l’economia italiana, di continuare a fare investimenti", dice Aldo Milone, uno che su questi argomenti ha costruito le proprie fortune politiche. "E molti dubbi riguardano anche la costruzione del maxi ristorante di via Pistoiese, che a tutt’oggi ancora non è stato ultimato nonostante un investimento iniziale di circa tre milioni di euro".