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A Zeta filati e la Vallata: "La carta vincente è il team dei dipendenti"

Alessandro Aiazzi, titolare dell’azienda di Vaiano: la filiera va garantita "Ognuno di noi deve fare la propria parte in questo periodo di crisi". Le certificazioni indispensabili per stare nel mercato globale .

A Zeta filati e la Vallata: "La carta vincente è il team dei dipendenti"

Alessandro Aiazzi, titolare dell’azienda di Vaiano: la filiera va garantita "Ognuno di noi deve fare la propria parte in questo periodo di crisi". Le certificazioni indispensabili per stare nel mercato globale .

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All’A Zeta filati di Vaiano si respira aria di ’squadra’. Le maestranze sono valorizzate, i giovani fanno ingresso in azienda affiancati dai più esperti, ma a loro viene lasciato spazio di esprimere idee nuove e apportare visioni differenti: il patrimonio umano, insieme alla qualità tecnica e alla creatività inesauribile, è la carta vincente per la crescita costante dell’azienda di Alessandro Aiazzi, imprenditore con lo sguardo oltre ai problemi e alle ’beghe’. "Se il problema c’è si deve andare avanti, trovare la soluzione e proseguire", dice Aiazzi che nel 2005 ha rilevato l’impresa nata come ditta di famiglia nel 1994. Da allora la carta d’identità della A Zeta filati è cambiata, passando da 5 dipendenti e un fatturato da due milioni e 800mila euro agli 80 dipendenti di oggi ed un fatturato di 20 milioni di euro.

"Sono le persone a fare le cose e non viceversa", è la stella polare di Aiazzi, che si è rivelata vincente nel corso degli anni. Idea alla quale si aggiunge il know-how e la creatività del team di A Zeta Filati "messi a servizio di piccole e grandi imprese, senza distinzione di importanza. È possibile servire i grandi numeri come le piccole richieste grazie alla filiera elastica e ai macchinari all’avanguardia di cui l’azienda si fornisce costantemente".

Il ritratto che emerge è di un’azienda agli antipodi di un distretto che fa troppo parlare di sè, quello ’parallelo’ dove la fanno da padrona titolari perlopiù cinesi, sfruttamento di manodopera senza il rispetto di regole anche sul fronte della sicurezza. L’A Zeta filati, che produce filati fantasia per tessitura e filati per maglieria di alta qualità, è una di quelle eccellenze riconosciute anche dal premio più ambito della città, vincendo lo Stefanino d’oro 2022-’23. "Un riconoscimento inaspettato – ricorda Aiazzi – La mattina del 26 dicembre sono stato chiamato insistentemente a telefono. Per varie volte non ho risposto, poi alla fine mi sono deciso a prendere il cellulare e a rispondere: solo allora ho avuto la comunicazione del Premio dalla Diocesi. La candidatura era stata proposta dalle ragazze delle filatura, alla mia insaputa. Per me è stato motivo d’orgoglio perché ho sentito il senso di appartenenza dei dipendenti all’azienda". Dal 2020, poco prima che scoccasse l’era covid, A Zeta group è cresciuta acquistando Mister Joe, azienda specializzata in filati per maglieria di alta qualità; e anche in questo caso Aiazzi ha saputo mettere a frutto l’investimento: ha mantenuto le 7 maestranze (oggi sono in rimaste in 3 dopo i pensionamenti), mentre il fatturato è passato da meno di 3 milioni a 7 milioni. Non solo: da qualche tempo è stata aperta anche la Miss Joe, specializzata in aguglieria.

Se l’alluvione dello scorso anno ha risparmiato l’A Zeta filati, come tutte le imprese del distretto, però, si deve confrontare con la crisi del mercato globale e con la difficoltà nel reperire personale. "La formazione è fondamentale per i giovani – dice – Nell’ultimo anno e mezzo non è stato facile trovare le figure giuste da mettere nei punti strategici. Noi stiamo facendo un bel lavoro con tanti giovani: ne abbiamo presi tre a fare stage provenienti dal Pin di piazza Ciardi, tutti molto bravi. Le figure che mancano? Per esempio siamo a caccia di ’dispositori’, una posizione davvero importante nella catena preparatoria della produzione. Per questo puntiamo a valorizzare quanto più possibile le forze interne. E’ anche una forma di gratificazione per chi lavora con noi da tempo crescere e sapere di partecipare ad un risultato di qualità".

Dallo stabilimento di via Buricchi escono filati di qualità, diretti a grandi brand della moda.

"La qualità deve essere alla base di tutto, anche se un prodotto alla fine può costare poco – spiega Aiazzi – Sono indispensabili tutte le certificazioni perché se si vuole rimanere sul mercato globale, queste sono le regole del gioco da rispettare. Qualche anno fa ho prodotto un filo tessuto poi in Brianza per tessuti dei divani Ikea: il costo era basso, ma la qualità era pur sempre garantita". Il concetto è chiaro, come pure le regole per rimanere competitivi sul mercato globale. "Le certificazioni si devono fare a dovere – prosegue – per questo abbiamo inserito un ufficio controllo qualità e certificazioni con due persone dedicate. Gli audit a sorpresa dei brand sono all’ordine del giorno. La certificazione più recente, l’ultima arrivata, è la Rcs sulla viscosa".

La strategia per contrastare la crisi del settore moda? "Se il mercato è fermo, noi si va verso il mondo esterno, andando a visitare di frequente i clienti e cercando di sensibilizzarli di quello che siamo capaci di fare: siamo strutturati per fare dal piccolo campione in un giorno fino a chili e chili di filato. Come proteggerci dalle concorrenze sleali dei Paesi esteri? Ci vorrebbe più tutela da parte di Europa per il nostro know how: basta pensare al discorso del riciclo di cui Prato è detentrice da sempre. Un saper fare che deve essere valorizzato".

Aiazzi ha una visione molto chiara riguardo alla tutela della filiera di distretto "della quale non si può fare a meno". "In questo periodo di criticità, visto che lavoriamo anche con esterni, bisogna avere riguardo a chi magari si trova di più in difficoltà – dice – Anche il ricorso alla cassa integrazione può essere utile da usare per sostenere la filiera e consentire a tutti di lavorare. Tutti i pezzi della filiera vanno salvaguardati, perché l’artigiano ed il terzista sono una risorsa e la grandezza di Prato, non va dimenticato, è nata grazie a queste figure".

Sara Bessi