REDAZIONE PRATO

Accoltellato in fabbrica . Scattano due arresti. L’appello: "Denunciate"

Il gip dispone i domiciliari per il titolare e il gestore di fatto della stamperia di via Pistoiese dove due settimane fa un operaio è stato ferito da un collega. L’aggressore è ancora ricercato per tentato omicidio. Tescaroli: "Collaborate".

Un controllo dei tecnici dell’Asl. in una ditta a conduzione cinese

Un controllo dei tecnici dell’Asl. in una ditta a conduzione cinese

Dal tentato omicidio allo sfruttamento del lavoro. E’ quello che è emerso dalle indagini della procura in seguito al ferimento di un operaio cinese di 40 anni che la mattina del 26 gennaio si presentò al pronto soccorso con una profonda lesione a un polmone causata da un’arma tagliente. Da quel sanguinoso episodio è emerso un quadro di sfruttamento e degrado all’interno di una stamperia a gestione orientale che si trova in Pistoiese, dove fra l’altro è avvenuto l’accoltellamento del connazionale. La procura, diretta da Luca Tescaroli, ha chiesto e ottenuto dal gip l’arresto di due orientali, il titolare e il gestore della stamperia con l’accusa di sfruttamento. A indirizzare le indagini nella giusta direzione è stata la stessa vittima che, una volta operata d’urgenza, ha collaborato con i carabinieri, a cui sono state affidate le indagini.

L’uomo ha raccontato di essere stato accoltellato da un collega – che al momento è ricercato con la pesante accusa di tentato omicidio – durante il turno di notte per questioni legate allo svolgimento del lavoro. La procura ha così indirizzato le indagini in quella direzione disponendo una perquisizione all’interno della stamperia, che tratta abbigliamento da donna e tra i cui clienti ci sono anche ditte gestite da italiani. Il blitz dei carabinieri (hanno partecipato anche i tecnici dell’Asl Toscana Centro per la parte di loro competenza) è scattato qualche giorno dopo il ferimento del cinese, di notte.

Una volta dentro al capannone, i militari dell’Arma si sono ritrovati di fronte a una scena di degrado e sfruttamento come non se ne vedevano da tempo. Oltre a tutto la ditta era dotata di telecamere puntate verso l’esterno del capannone in modo da monitorare l’arrivo delle forze dell’ordine. I carabinieri hanno accertato che gli operai, circa una trentina di cui almeno 12 clandestini, erano costretti a turni massacranti, 12 ore al giorno per sette giorni, con pochi minuti lasciati liberi per consumare i pasti, senza riposi o ferie, e in cambio di una retribuzione minima. Il capannone, inoltre, versava in condizioni igienico-sanitarie degradate. Al piano superiore, infine, era stato realizzato un dormitorio dove gli operai vivevano e dormivano.

Dopo il primo arresto del titolare "di fatto" avvenuto subito dopo l’episodio violento, ha spiegato in una nota il procuratore Tescaroli, è scattato anche quello per "il suo principale emissario" nella gestione dell’impresa, ossia il titolare di fatto. Entrambi sono agli arresti domiciliari.

Decisiva per gli inquirenti nella ricostruzione dei fatti è stata la collaborazione ricevuta dal cinese che ha subito l’accoltellamento. Un fatto del tutto nuovo all’interno della comunità cinese, spesso chiusa in se stessa e poco incline a collaborare con gli inquirenti. Motivo per cui il procuratore Tescaroli ha invitato "i lavoratori sfruttati a denunciare le condizioni a cui sono sottoposti" ricordando che è possibile ottenere il permesso di soggiorno per motivi di giustizia.

Nelle scorse settimane lo stesso Tescaroli ha chiesto in varie sedi istituzionali la possibilità di estendere la legge sulla protezione dei testimoni, quella per i collaboratori di giustizia nell’ambito di inhiestce sulla mafia, anche alle persone vittime di sfruttamento del lavoro.

Laura Natoli