Ha conosciuto i tempi d’oro del distretto e le fasi successive del lento smantellamento della rete di piccole medie imprese fino alla nuova morfologia di una realtà produttiva in movimento in confronto con un tessuto sociale multietnico e culturale profondamente modificato, iniziando dall’avvento della comunità cinese. Massimiliano Brezzo (foto) da 30 anni al sindacato Cgil, lascia dopo 17 il ruolo di segretario generale dei tessili, prima a capo della Filtea (dal 2005) e fino ad oggi (eletto nel congresso del 2018) segretario generale di Filctem Prato- Pistoia in seguito all’accorpamento funzionale delle due strutture. Domani al congresso della categoria, che si svolgerà al Wall Art Hotel, Brezzo non può più ricandidarsi. Vi arriva con un bagaglio di esperienza da lasciare come seme da coltivare a chi gli succederà nell’incarico. Probabilmente Juri Meneghetti (foto in alto a destra) della segreteria Filctem di Prato sarà proposto per l’incarico. Saranno gli iscritti, domani a decidere. "A me è toccato gestire nel 2010 l’accorpamento nella Filctem delle strutture Filtea con le corrispondenti strutture Filcem (il sindacato dei chimici, elettrici e gas-acqua). Sono stato riconfermato negli incarichi dal congresso del 2014 e ho traghettato nel 2018 l’accorpamento funzionale tra le Filctem di Prato e di Pistoia. Adesso al mio successore lascerò un’unica struttura Filctem che sorgerà dalla fusione di Prato e Pistoia".
Sono tante le battaglie e le conquiste che Brezzo ripercorre in un affresco del distretto più volte sull’orlo del baratro, ma che poi ha trovato sempre la forza di risollevarsi e continuare. Fra le ultime sfide affrontate nel dialogo e nel confronto con le istituzioni c’è la lotta allo sfruttamento della manodopera clandestina con la presa di coscienza di un sistema cinese emerso in tutta la sua drammaticità nel rogo di Teresa Moda nel 2013 e poi nell’incendio a La Tignamica nella casa-laboratorio-dormitorio. "Si è agito su vari fronti dal contrasto al fenomeno alla tutela dei lavoratori che denunciano e alla loro ricollocazione. Abbiamo avviato 3 processi per sfruttamento grazie alle denunce di 5 operai. Questi 5 sono stati ricollocati; uno di loro è alla Texprint. Per primi nel 2018 abbiamo richiesto l’applicazione del 603 bis nel manifatturiero pratese, oltre alla responsabilità in solido prendendo ad esempio il distretto calzaturiero delle Marche. L’accordo con la procura del 2021 ha aggiunto una tutela in più per chi denuncia: lo straniero non perde il permesso di soggiorno".
Brezzo lascia il testimone e un modello di accordi per un lavoro flessibile e rispettoso sia delle esigenze produttive che delle necessità culturali e religiose dei nuovi pratesi: "E’ stato messo a punto un accordo esportabile in altre aziende. Ne cito una fra le più note: Texprint. Valutati i picchi ed i cali di lavoro, si passa ad organizzare gli orari considerando le esigenze dei lavoratori dal punto di vista culturale e religioso". Come funziona? "Il dipendente lavora di più nel rispetto delle norme del contratto e riscuote la maggiorazione se supera l’orario giornaliero come se fosse straordinario. C’è la possibilità di accumulare le ore che l’operaio può usare nei periodi di calo, da ottobre a gennaio, e unirle alle ferie per tornare nei Paesi d’origine". Nell’accordo si regolano i riposi: "Se l’operaio supera le 8 ore la mezz’ora di riposo diventa un’ora godibile in vario modo. I cinesi fanno più pause perché hanno abitudini alimentari frammentarie, i musulmani possono impiegare quei 60 minuti per mangiare e in parte per pregare. Ci sono le festività che possono essere sdoppiate, come Santo Stefano: in questo caso è festa religiosa per i cattolici, ma questa stessa giornata con finalità religiosa può essere usufruita per coprire il capodanno cinese o l’inizio o la fine del Ramadan o il giorno del sacrificio per i musulmani". Piccoli semi e meccanismi virtuosi per affrontare problemi seri. "Spero che vengano fatti crescere – conclude Brezzo – In pandemia ho sollecitato le coscienze chiedendo come Prato poteva ripartire andando ad intercettare le risorse per la città del futuro. Il distretto non è attrattivo né per i giovani né per le griffe perché il primo distretto tessile d’Europa non può convivere col distretto illegale. Va ridotto il distretto malato, sviluppando quello sano".
Sara Bessi