L’hanno salutato ai funerali di S. Maria delle Carceri gli amici del Chiavaccio con la presenza immancabile dei Piattons Club, ex goliardi dei quali Fabrizio Turreni era componente vitale, con l’immancabile "gaudeamus igitur" l’inno commosso della goliardia. Con lo stesso saluto se n’erano andati in poco tempo, Rodolfo Betti, Marino Poduje, Guido Bianchi, rappresentanti tutti di una goliardia che al divertimento e svago aggiungeva i doveri di studio prima e lavorativi poi. Nello scherzo e nello spirito critico di Fabrizio leggevi sempre l’amore per Prato. Lo ricorda commosso l’amico di sempre Urano Corsi: "Fabrizio era nato nel 1946, e come scherzando gli rammentavo, il 14 luglio proprio qualche anno dopo la presa della Bastiglia. Ha abitato a lungo in Via Magnolfi, molte cose ci hanno legato: una non becera appartenenza ai colori nerazzurri interisti, una più coinvolgente a quelli neroverdi del Buzzi, (che emozione la Paglietta sul suo feretro per il funerale nella Basilica delle Carceri), e l’Ordine Goliardico del Chiavaccio". Fu uno dei rappresentanti della Prato vitalissima di allora, fortunato possessore dell’unico Motom di colore bianco, con il quale sfrecciava orgoglioso per le strade della città. Fu apprezzato rappresentante di prodotti chimici, interrompendo nel 1998 per problemi di salute, andando a ricercare una residenza idonea con la moglie Fioralba, commerciante all’Abetone fino al 2015, quando ridiscese a valle per riunirsi con gli amati figli, Federico, Filippo e Flavia.
Roberto Baldi