ROBERTO BALDI
Cronaca

"Addio dopo 50 anni, è stata una sopresa"

Don Faldi e il pensionamento inatteso: "L’ho saputo il giorno prima che la decisione fosse ufficiale. Ora mi aspetta la Casa del clero"

di Roberto Baldi

Una vita da pievano, immerso in una campagna ieri intonsa e oggi oppressa dalle fabbriche, ma pur sempre di un incantesimo antico, dove la casa di don Romano Faldi, 82 anni, era la casa di tutti. Difficile pensarlo nell’eremo del pensionamento lui che ancora sulla porta della canonica di Santa Maria a Colonica, parrocchia che ha guidato per 50 anni, lascia scritto a lato del campanello dell’abitazione "Sono presente in casa tutti i giorni dalle 8 alle 9. Oltre tale orario puoi chiamarmi al cellulare. Spesso, essendo io l’organista della cattedrale, sono all’organo, in chiesa, a studiare. E il cellulare non disturba".

"Don Romano cosa ti hanno combinato", gli dico con l’amicizia e la confidenza che ci legano da sempre.

“Dici del pensionamento? Credevo foste venuti a chiedermi la parcella per il bellissimo articolo che mi avete fatto l’altro giorno su La Nazione. Se ne deve proprio parlare?"

C’era stato un preavviso?

"Non c’era stato. L’ho saputo appena il giorno prima, probabilmente nella consapevolezza che non sono nell’area protetta della salute e di altro. Mi hanno rincuorato indicandomi una specie di centro aggregativo che nascerà presso San Domenico, dove verranno svolte attività di tipo culturale, sociale, musicale. Cercherò di adoperarmi anche nel recupero del canto gregoriano e della messa in latino".

I tuoi parrocchiani come l’hanno presa?

"Chiedetelo a loro. Sai bene che la mia era una parrocchia impastata di terra e di cielo, dove c’è il cattolico fervente e il miscredente. Ci volevamo tutti bene, casa del popolo e movimento cattolico lavoratori. Ero amico anche degli juventini, io viola fino al midollo. I bambini imparavano a dire babbo e mamma e subito dopo don Romano".

Dove passerà le sue giornate?

"Mi hanno assegnato alla Casa del clero dove c’è spazio per otto religiosi".

Che effetto fa la segregazione per te che accompagnavi gli amici fuori canonica mentre sulle panchine prospicienti la Pieve si intrecciavano gli amori giovanili, sotto lo sguardo di don Romano, che amori giovanili forse non ebbe, ma che sospirava benedicente?

"Fa effetto vivere da cristiani: significa schierarsi dalla parte del crocifisso, anche se sono sempre stato convinto che gli oltre 80 anni dei preti valgono molto di più di quelli degli attori.

’I preti - diceva Benigni- per dedicare la vita a Dio fanno digiuno e non fanno l’amore, contravvenendo agli unici due ordini che ha dato Dio’.

"Rispondo con François Muriac che di religione sapeva più del nostro conterraneo: ’La castità perpetua la giovinezza’. Anche per questo mi sento giovane".

Non la pensa allo stesso modo il vescovo Nerbini...

"Gli auguro di seguire sempre la bussola del Signore, basando le proprie scelte sui fondamenti religiosi senza inseguire aspetti umani e umori mutevoli, che cercano solo di alleviare il peso della vita perdendo di vista Dio. L’ho visto molto provato in questi giorni molto tristi per la nostra comunità religiosa".

Lo saluto con un po’ di turbamento. E’ sempre stato un modello di vita e di comprensione: l’unico prete che non ti vuol mandar per forza in paradiso. Non importa quante persone incontri, ma quanta vita c’è nelle persone che incontri.