"L’episodio avvenuto a Prato è da condannare non soltanto per l’effetto immediato ma anche per le conseguenze sulla vittima. Il rischio è che finisca per chiudersi in se stessa e di avere paura ad uscire. I giovani dovrebbe tenere a mente che l’unione fa la forza e non la violenza, come invece purtroppo è avvenuto in questo caso". Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana, analizza la rissa tra minorenni ai giardini di via Colombo, episodio che inserisce all’interno di un momento storico "delicato", difficile per tutti, adulti e minori, reso problematico dai tre anni di isolamento forzato per la pandemia e adesso dalle conseguenze tangibili del post covid. "I nostri psicologi stanno lavorando tanto – aggiunge – la richiesta di prestazione è aumentata per bimbi, adolescenti e coppie, per affrontare un disagio sistemico".
Dottoressa Gulino che cosa sta succedendo fra i giovanissimi?
"I dati divulgati dalla questura di Firenze in aprile parlano di un aumento di furti e rapine in strada per mano di minorenni: dall’inizio dell’anno ad oggi sono stati oltre 60 i minori indagati dalle forze di polizia e sono tanti coloro che si rivolgono ai pronto soccorso per intossicazione alcolemica e uso di droghe. Si nota una crescente aggressività come pure sono in aumento i fenomeni di auto ed eterolesioni ed i casi di bullismo e cyberbullismo".
L’adolescenza è un momento particolare: che cosa la rende più difficile in questo periodo storico rispetto ad altri?
"I ragazzi dai 12 ai 18 anni vivono emozioni spesso non comprese, hanno sbalzi di umore evidenti, da grande eccitazione a momenti di depressione e solitudine. La definisco un periodo di altalena emotiva: il problema è che non hanno gli strumenti per organizzare dentro di sé e gestire queste emozioni in modo che non siano disfunzionali. L’adolescente ha bisogno di affermarsi e può ricorrere al gruppo dei pari grazie al quale può affermare la propria autonomia ed identità. Veniamo da tre anni complessi, segnati dalla precarietà legata alla paura per la salute, alla guerra, ai problemi climatici. A quale futuro possono pensare se non riescono a pensare nemmeno al presente così instabile? Elementi che vanno contesutalizzati nell’ambito familiare, tavolta problematico".
Perché stanno aumentando i fenomeni di violenza tra minori?
"La precarietà può produrre certi fenomeni di violenza. Il fatto di frequentare i pari e stare con modelli di ’eroi negativi’ attraverso la violenza è un modo con cui l’adolescente pensa di affermare se stesso. E invece non riesce a capire che sta recando gravi danni all’altro e a se stesso. Il trauma è per chi subisce un atto di violenza, ma anche per chi usa la violenza".
E’ giusto parlare di baby gang?
"E’ una parola da superare. Mi pare riduttiva rispetto a un variegato panorama di situazioni e vicessitudini interiori di un adolescente che, incapace di gestirsi da solo, nell’unione del gruppo può trovare un modo per esprimere le emozioni più disparate. Talvolta, certi atti di violenza sono quasi la ricerca di attenzione. Il gruppo di coetanei da occasione di crescita può diventare occasione di disagio. L’idea del gruppo dà il senso di deresponsabilizzazione: siamo tanti e ci appoggiamo fra di noi".
Sara Bessi