LAVINIA BENI
Cronaca

Aggredita in ospedale: “Ferita da un paziente che mi ha tirato il telefono, ho paura ogni giorno”

La testimonianza di una addetta alle pulizie che lavora al Santo Stefano durante il convegno della Cisl a Firenze. “Mi hanno messo tre punti sul volto. Mi dispiace che nessuno mi abbia mai mostrato solidarietà”

Lina Noviello lavora da 26 anni per una ditta di pulizie che opera negli ospedali

Lina Noviello lavora da 26 anni per una ditta di pulizie che opera negli ospedali

Prato, 21 gennaio 2025 – “Invisibile. Mi sono sentita invisibile, inascoltata, non considerata. Forse è per questo che non mi è venuto in mente neanche di chiedere uno spostamento o di cambiare lavoro”. La storia di Lina Noviello, addetta alle pulizie che un anno fa è stata aggredita all’ospedale Santo Stefano di Prato, si connette con un altro fatto di cronaca avvenuto a inizio gennaio, sempre nella stessa struttura ospedaliera. Nella notte tra il 5 e il 6 di questo mese, due infermiere e un’oss sono state assalite da un paziente del reparto psichiatrico. Una di loro è stata trascinata per i capelli nel corridoio. È proprio sul problema delle violenze sui lavoratori che la Cisl Firenze Prato ha organizzato, nella mattinata di ieri nell’Aula Magna di Careggi, un convegno: “Stop aggressioni lavoratori. Fra inciviltà, indifferenza e mancate denunce”. Ed è proprio in questa occasione che Lina ha raccontato la sua storia e la sua vicenda che la tormenta ancora, perché “io quell’uomo, purtroppo, lo vedo tutt’oggi. E ogni volta provo a nascondermi”.

Lina Noviello lavora da 26 anni per una ditta di pulizie che opera negli ospedali. Non ha lasciato il suo lavoro, non ha cambiato reparto. Un anno fa, Lina Noviello aveva appena finito il suo turno e si era diretta, con il suo carrello per le pulizie, verso l’ascensore. Nel frattempo, però, le si era avvicinato un paziente che avrebbe dovuto essere nel reparto di psichiatria e in quel momento le aveva scaraventato il carrello addosso e poi le aveva tirato un telefono sul viso. Tre punti sul volto, tra la bocca e il naso. Dopo l’episodio: “solo dieci giorni di infortunio”. Lina ha paura.

“Sto raccontando la mia storia, ma mi trema la voce. Non riesco più a lavorare tranquilla e mi guardo sempre le spalle. Non me lo sarei mai aspettato in una struttura così piena di persone. Io lavoro ancora nello stesso reparto. Lui lo vedo. Cerco di nascondermi”. Lina, però, oltre al dolore provato in quel momento e alla paura quotidiana, accusa un’altra forte sensazione, quella dell’abbandono. “Nessuno mi ha sostenuta. E tutto è andato a finire nel dimenticatoio: è questo ciò che mi fa più male, più del dolore fisico”. Lina solleva una questione: “Io sicuramente non ero pronta per gestire una situazione del genere. Perché, allora, non inserire qualche corso per insegnarci a fronteggiare questi episodi? Inoltre, nessuno mi ha detto niente, neanche una parola di conforto”. Durante il convegno, il segretario federale Cisl, Giorgio Graziani, ha parlato di sinergie per affrontare il problema: “Bisogna costruire insieme. Bisogna affermare il problema. Se non si condividono le difficoltà, non si condivide neanche l’obiettivo di risoluzione”. Oltre alla collaborazione e all’ammissione di un problema, secondo Fabio Franchi, segretario generale Cisl Firenze Prato, i due principi su cui puntare sono la prevenzione del fenomeno e l’assistenza alle vittime. “Tutto questo ha a che fare con l’inciviltà di pochi ma l’indifferenza di molti”. Silvia Russo, segretaria generale Cisl Toscana, parla di “dignità del lavoro”: “Andare a lavorare significa dare un servizio alla comunità. Non è ammissibile subire violenza. La nostra difficoltà è essere ascoltati”.

Durante il convegno hanno parlato tre testimoni, vittime di aggressioni sul lavoro, e poi è iniziata una tavola rotonda guidata dal giornalista Giorgio Bernardini.