Aggredita mentre rincasa Il mandante ci riprova "Non ho detto di picchiarla"

Emiliano Laurini ha chiesto di essere sentito di nuovo dal pm. "Avevo ordinato di tagliarle solo 5 cm di capelli". Le indagini verso la chiusura.

Aggredita mentre rincasa  Il mandante ci riprova  "Non ho detto di picchiarla"

Aggredita mentre rincasa Il mandante ci riprova "Non ho detto di picchiarla"

"Gli avevo detto di tagliarle solo cinque centimetri di capelli. Nulla di più. Non ho ordinato di pestarla a sangue come poi è stato fatto". Si è fatto interrogare di nuovo, Emiliano Laurini, buttafuori originario d i Scandicci di 41 anni, ex fidanzato e collega di Martina Mucci, la cameriera di 29 anni picchiata a sangue mentre rientrava dal lavoro la notte del 21 febbraio scorso alla Pietà. Laurini è accusato di essere il mandante della spedizione punitiva nei confronti di Martina, di essere stato lui ad assoldare due giovani, Kevin Mingoia, 19 anni, e un sedicenne (entrambi di Scandicci) per pestarla. Laurini, difeso dall’avvocato Luca Bellezza, ha chiesto di essere sentito nuovamente dal pm Valentina Cosci per specificare meglio "alcune circostanze". Laurini ha confermato la versione data durante l’interrogatorio di garanzia sottolineando come lui non avesse chiesto ai due ragazzi di picchiare Martina, ma solo di tagliarle qualche "ciocca di capelli". Circostanza che, però, sarebbe smentita dalle intercettazioni telefoniche nelle quali lo stesso Laurini diceva ai due di picchiare con particolare insistenza sulla bocca e sui denti a cui la vittima teneva molto. Cosa che effettivamente è stata fatta. Anche Mingoia, difeso da Antonio Bertei e Alessandra Mattei, ha voluto essere ascoltato di nuovo dal pm. Ha ribadito la versione fornita durante l’interrogatorio reso al gip, subito dopo gli arresti a fine aprile. Versione che non collima perfettamente con quella di Laurini, soprattutto sui soldi che lui e il sedicenne hanno intascato per "eseguire il lavoro", 400 euro a testa che poi sarebbero diventati qualcosa in più successivamente. In carcere con le stesse accuse (sfregio permanente, lesioni aggravate e rapina aggravata oltre al porto dell’arma, i rasoi, per Mingoia e il sedicenne, esecutori materiali del pestaggio), è finito anche Mattia Schininnà che avrebbe preso parte attiva alla pianificazione del delitto.

La Procura è pronta a chiudere le indagini non appena arriveranno i risultati degli ultimi accertamenti tecnici sui rasoi e la perizia sui danni permanenti riportati dalla ragazza, assistita da Federico Febbo e Costanza Malerba. Quello che è accaduto la notte del 21 febbraio oramai è chiaro per la Procura, resta da definire quali sono stati i vari ruoli degli indagati durante la fase preparatoria del delitto. La Procura ha indagato l’attuale fidanzata di Laurini, Angela Burza, e un marocchino, chiamati in causa dagli arrestati. In particolare, Laurini ha ribadito che Burza averebbe avuto un ruolo attivo nella pianificazione del delitto. Avrebbe partecipato ai sopralluoghi e avrebbe dato parte del denaro usato per pagare gli esecutori materiali.

Il marocchino, invece, avrebbe fornito i contatti fra Laurini e Mingoia dopo essersi rifiutato di eseguire il pestaggio in prima persona. Queste due posizioni sono al vaglio degli inquirenti. Nel frattempo, la Procura dei minori, ha disposto l’arresto per il sedicenne, difeso da Mattia Alfano. Il ragazzo si trova in una comunità.

Nel pestaggio Martina avrebbe riportato la deformazione del viso oltre all’indebolimento dell’organo della masticazione (a causa delle botte sui denti). Reato, che se dovesse essere confermato, prevede pene molto severe: da 8 a 14 anni di reclusione.

Laura Natoli