REDAZIONE PRATO

Aggressione in Psichiatria, infermiera picchiata e trascinata in corridoio per i capelli

Succede a Prato, la denuncia del Nursind: “Situazione fuori controllo, siamo davanti ad una pericolosa escalation”

L'esterno dell'ospedale di Prato Santo Stefano

L'esterno dell'ospedale di Prato Santo Stefano

Prato, 6 gennaio 2024 – Picchiata selvaggiamente, strattonata per i capelli e trascinata in corridoio. La vittima del grave episodio di violenza è una giovane infermiera del Santo Stefano di Prato, malmenata insieme ad altre due colleghe all’interno del reparto di Psichiatria dell’ospedale. Il fatto è accaduto la notte scorsa, tra il 5 e il 6 gennaio. 

Roberto Cesario
Roberto Cesario

A denunciare l’accaduto è Roberto Cesario, segretario territoriale di NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche. Due infermiere e un’operatrice socio sanitaria sono state aggredite da un cittadino di origine straniera ricoverato nel reparto in questione. Le tre donne hanno cercato di sfuggire al loro aggressore che le ha colpite con violenza: ad avere la peggio è stata l’infermiera più giovane, picchiata selvaggiamente dall’uomo che le ha tirato i capelli e l’ha trascinata nel corridoio. Conseguenze più gravi sono state evitate soltanto grazie all’intervento delle guardie giurate e delle forze dell’ordine, che sono riuscite ad allontanare la giovane sanitaria dall’aggressore.

“Un episodio molto preoccupante - commenta Cesario - che conferma la gravità della situazione che gli infermieri sono costretti a vivere ogni giorno all’interno dell’ospedale di Prato. Più volte abbiamo richiamato l’attenzione della direzione sanitaria e delle istituzioni per mettere in campo tutte le azioni necessarie a evitare che si verifichino episodi di questo genere. La situazione è fuori controllo e ci troviamo davanti a un’escalation pericolosa: chiediamo un confronto immediato con la direzione sanitaria e la Prefettura perché la sicurezza del personale che lavora in ospedale è, per NurSind, una priorità. Infine bisogna che tutti prendano coscienza del fatto che l’ospedale non può essere la soluzione per queste gravi situazioni di disagio”.