Prato, 21 agosto 2024 – “Il ministro Piantedosi ha promesso l’istituzione di un posto di polizia h24 negli ospedali più a rischio. Ecco, il Santo Stefano è uno di questi: le aggressioni al personale sanitario sono quotidiane. Tramite il prefetto vogliamo portare il caso pratese all’attenzione di Roma". Insomma, la pazienza è finita. Roberto Cesario, segretario territoriale del sindacato degli infermieri (NurSind), annuncia che da oggi la segretaria di Prato è in stato di agitazione. La protesta monta su due delle questioni che stanno arroventando l’estate sul fronte sanitario: da una parte le aggressioni al pronto soccorso, dall’altra le temperature sahariane con cui gli infermieri che lavorano alla Dogaia sono costretti a convivere.
Ma andiamo con ordine. Cesario mette in fila le ultime aggressioni avvenute all’interno del pronto soccorso pratese (la più grave i primi del mese con un italiano aggredito con un coltello da un balordo). "Parliamo di aggressioni a infermieri e utenti, non solo fisiche ma anche verbali. Diventa impossibile lavorare con serenità. E’ anni che lo chiediamo, da quando un infermiere alcuni anni fa venne minacciato con una pistola al volto". Il guaio, continua Cesario, è che nell’ospedale pratese manca del tutto un ‘filtro’: entrando dalla cosiddetta camera calda si arriva direttamente in pronto soccorso. "Abbiamo chiesto più volte anche alla direzione aziendale di mettere un filtro, una sbarra. Perché qui prima o poi ci scappa il morto. L’unica risposta l’abbiamo avuta dal questore qualche anno fa, quando è stata aumentata la vigilanza privata". Sono due infatti i vigilantes fissi al pronto soccorso, ma di fronte alla aggressione hanno le mano legate: non possono che allertare le forze dell’ordine.
Cesario torna a battere anche sulle pessime condizioni di lavoro degli infermieri alla Dogaia (sono una trentina, tra quelli Asl e quelli di una cooperativa privata). "Ho fatto un sopralluogo anche qualche giorno fa e la situazione non è cambiata: le temperature nei locali infermeria sono di oltre 35 gradi. Non è accettabile per chi lavora, ma nemmeno per la corretta conservazione dei farmaci". Solo qualche giorno fa un’infermiera del carcere è stata portata al Santo Stefano per un malore legato al caldo. La questione è annosa: il condizionatore ci sarebbe ma è guasto da un paio d’anni. In seguito all’intervento del NurSind sono stati portati piccoli condizionatori portatili nell’infermeria centrale, ma nel padiglione dei collaboratori di giustizia e in quello di alta sicurezza le stanze sono ancora roventi. "Nel mio sopralluogo ho visto che ci sono due locali climatizzati: uno è quello del direttore sanitario del carcere e l’altro del personale amministrativo. Perché non spostare gli infermieri in quelle stanze?". Dunque, pronto soccorso e Dogaia: è un doppio fronte quello che alimenta lo stato di agitazione. "A partire da domani (oggi, ndr) e nell’arco di 10 giorni il prefetto ha l’obbligo di convocarci. Speriamo sia trovata il prima possibil e una soluzione". Altrimenti? "Sciopero".