REDAZIONE PRATO

Al Metastasio va in scena Ferdinando

Ferdinando di Annibale Ruccello, con regia di Arturo Cirillo, porta in scena una Napoli del 1870, tra personaggi disperati e solitari, in cerca di amore. Una storia di desiderio, opportunismo, seduzioni e passioni sopite. Una rappresentazione che mette in scena l'ambiguo e il sortilegio.

Al Metastasio va in scena Ferdinando

Da stasera a domenica al Metastasio va in scena Ferdinando di Annibale Ruccello per la regia di Arturo Cirillo, in scena con Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo, Riccardo Ciccarelli (spettacoli 20.45 feriali, 19.30 sabato, 16.30 domenica). Dopo aver portato in scena Le cinque rose di Jennifer e L’ereditiera, il regista Arturo Cirillo torna ad indagare la scrittura di Annibale Ruccello con un testo che racconta in un napoletano magmatico e viscerale il desiderio per un inafferrabile adolescente nato da un inconsolabile bisogno d’amore nella mente di personaggi disperati, prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall’abitudine. Il tramonto dell’epoca borbonica nella Napoli del 1870 è lo sfondo storico della storia che si svolge in un interno tra quattro personaggi: la baronessa Donna Clotilde, borbonica ammalatasi di disprezzo per l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente unificazione, sua cugina zitella Gesualda, il gelido e corrotto prete peccatore Don Catellino e lo statuario nipote Ferdinando, sedicenne dalla bellezza efebica che torna a casa gettando scompiglio sugli ambigui rapporti di opportunismo, seduzioni, passioni sopite, rancori e solitudini che vi si annidano. "Con Ferdinando Ruccello fa fuori i generi, sessuali e spettacolari, per mettere in scena l’ambiguo e il sortilegio", dice il regista.