Prato, 2 novembre 2020 - Sono arrivati ieri pomeriggio intorno all’ora di pranzo i primi dieci ospiti-pazienti all’hotel Datini, che per i prossimi due mesi si trasformerà in un albergo sanitario. La struttura di viale Marconi è stata scelta dall’Asl per dare ospitalità alle persone positive al Covid ma che non hanno bisogno di ricovero ospedaliero o a tutti coloro che devono affrontare un periodo di quarantena, ma non hanno spazi adeguati all’interno della loro abitazione. Tutte le 89 camere dell’hotel verranno adibite all’ospitalità sanitaria e la direzione alberghiera si dovrà occupare solo della reception e della consegna dei pasti davanti alle camere. Il resto dei servizi, come cambio della biancheria, sanificazione delle stanze e trasporto in struttura dei pasti, verrà seguito da una ditta esterna incaricata dall’Asl.
A spiegare i motivi che hanno portato l’hotel Datini a candidarsi come albergo sanitario è il direttore della struttura Filippo Tomada. «Le ragioni principalmente sono tre», dice. «La prima è che si entra in un momento di bassa stagione e quindi il lavo è in netto calo, a maggior ragione se si pensa che il governo ha bloccato anche tutto il turismo congressuale. Poi c’è la preoccupazione di un nuovo lockdown che porta verso un nuovo stop al lavoro, mentre noi in questo modo garantiamo ai nostri tredici dipendenti di potere continuare a lavorare per altri due mesi. E infine c’è il tentativo di fornire un servizio di pubblica utilità alla città: vogliamo dare anche noi un contributo in un momento così difficile». Per usufruire di una camera l’Asl paga 30,90 euro più Iva al giorno. Il prezzo è chiaramente inferiore rispetto a quello a cui una stanza viene normalmente ’venduta’ alla clientela privata, ma al contempo l’albergo ha pure costi minori di gestione visto che nessuno del personale della struttura si deve occupare di rifare e igienizzare la camera. Per il Datini si tratta di una novità assoluta visto che non aveva partecipato al precedente bando dell’Asl, che venne vinto dagli hotel San Marco e Flora. «La nostra struttura è rimasta chiusa per nove settimane: da metà marzo a metà maggio», prosegue Tomada. «Per l’albergo è stato quindi un duro colpo. Stavolta, quindi, abbiamo fatto considerazioni differenti. Certo, abbiamo dovuto cancellare tutte le prenotazioni che già avevamo per i prossimi due mesi, ma credo che la clientela, soprattutto quella storica, possa comprendere le ragioni che ci hanno spinto a prendere questa decisione». I dipendenti dell’albergo saranno protetti con mascherina, visiera, guanti e plexiglass. Il contatto con i pazienti positivi o in quarantena comunque non ci sarà mai, perché una volta approdati in struttura, andranno direttamente in stanza e non usciranno più fino a quando non avranno il via libera dell’Asl. «Il lavoro avverrà in completa sicureza. E sono certo che questa scelta non cambierà l’immagine in città della nostra struttura. Una volta finita questa emergenza, l’albergo tornerà alla sua consueta tipologia di ospitalità».
Stefano De Biase