REDAZIONE PRATO

Allarme mafia cinese: "I roghi di Prato indicano un grande salto di qualità"

Tre attentati ben strutturati, gli ordigni incendiari innescati con telecomandi. Toscano (Sudd Cobas): "Delinquenza organizzata forte quando non se ne parla".

Vigili del fuoco sul luogo di uno degli attentati incendiari (. Foto Attalmi

Vigili del fuoco sul luogo di uno degli attentati incendiari (. Foto Attalmi

Le organizzazioni criminali che stanno dietro alla cosiddetta "faida delle grucce" affilano le armi. Non che finora abbiano scherzato, ma il triplice attacco incendiario nei confronti di tre aziende di logistica – a Prato, Seano e Campi Bisenzio – è la dimostrazione di come il tiro si sia alzato. La pianificazione degli attacchi mostra come ad agire non siano stati degli sprovveduti ma qualcuno che sa bene come confezionare un pacco incendiario. Secondo quanto emerso, i tre attacchi sono stati messi a segno da un’unica persona che ha azionato il dispositivo all’interno dei plichi da una distanza ravvicinata, all’esterno delle aziende. Gli ordigni erano tutti uguali: nei pacchi, mescolati a vestiti e scarpe da ginnastica, c’era una bottiglia riempita con benzene, etanolo e un liquido – che gli investigatori non hanno ancora identificato – che a contatto con l’aria si trasforma in una sostanza gelatinosa. Attaccati alla bottiglia c’erano un detonatore e un’antenna collegata a un radiocomando. Alle 5,15 è stato fatto esplodere il pacco alla Warehouse&logistics di Seano (Carmignano), alle 5,45 alla Logistica XSD di via dei Confini a Prato e alle 6,30 alla "Diabolica" di via Maiano a Campi Bisenzio, che dista poche centinaia di metri dalla XSD. L’esplosione è stata ripresa da una telecamera di sicurezza: nel video si vedono i pacchi appoggiati in terra. A un certo punto sulla sinistra dell’inquadratura uno dei plichi esplode e le fiamme si propagano agli scatoloni vicini.

Chi sia l’uomo che ha schiacciato il pulsante del radiocomando non è chiaro e nemmeno chi siano i mandanti. Gli investigatori stanno già seguendo una pista anche se sulla vicenda vige il massimo riserbo. La procura di Prato, diretta da Luca Tescaroli, ha aperto un fascicolo per incendio doloso riferito a due episodi del Pratese.

E’ certo che gli attacchi incendiari sono da inserire in quella che per anni è stata definita la "guerra delle grucce", una lotta intestina fra bande criminali organizzate che si sono accaparrate il fiorente mercato che, nel distretto pratese, vale, secondo le stime, 100 milioni di euro all’anno. Due gruppi si spartiscono il mercato: chi osa trasgredire alle regole imposte dal "cartello", è "punito".

I tre imprenditori vittime degli incendi di domenica sono collegati al commercio delle grucce, oltre che al settore della logistica. I metodi ricordano in tutto e per tutto quelli mafiosi: usare la forza dell’intimidazione per ottenere assoggettamento e omertà.

"La mafia è forte quando non se ne parla e una società civile dovrebbe insorgere – è intervenuto Luca Toscano, sindacalista dei Sudd Cobas che da anni porta avanti una battaglia nel distretto parallelo cinese per vedere riconosciuti i diritti dei tanti lavoratori sfruttati nelle ditte a conduzione cinese – Prima di tutto dovremmo ricordarci che in mezzo a queste vicende ci sono dei lavoratori che rischiano la vita. Non è una guerra che si consuma solo fra cinesi per cui ci si gira dall’altra parte pensando che non ci sfiori nemmeno. Abbiamo denunciato questo sistema già l’estate scorsa quando ci fu un altro incendio in una azienda di logistica al Macrolotto 2, la "Xin Shun Da". Nella ditta c’era un autista che dormiva nel camion del magazzino. Si salvò per un pelo. Fin quando si continuerà a tacere? Fino a quando non ci scapperà il morto? Quei pacchi che sono esplosi sono stati spostati dai dei lavoratori. Da tempo segnaliamo la pericolosa escalation di violenza".

Laura Natoli