REDAZIONE PRATO

Allarme vespa velutina. Il primo nido a Casale. Trovato con la telemetria

Individuato in una siepe grazie alle antenne trasmittenti inserite negli insetti. Un progetto che coinvolge apicoltori, Regione, università di Pisa e Firenze. "Specie molto pericolosa, si riproduce in modo esponenziale. Si deve intervenire". .

Stefano Gallorini (Toscana Miele) partecipa al progetto con altri apicoltori volontari

Stefano Gallorini (Toscana Miele) partecipa al progetto con altri apicoltori volontari

Primo nido di vespa velutina trovato grazie alla telemetria in Toscana: la nuova tecnologia ha permesso al gruppo che si sta occupando in zona della minaccia che da qualche anno incombe sull’Europa, per i danni all’apicoltura, di rintracciare il nido e metterlo al sicuro. Dopo la conferma della presenza a Vaiano del temibile insetto asiatico le cui larve si nutrono di api e degli altri impollinatori, è arrivata la segnalazione della presenza di alcuni esemplari in un apiario a Vergaio. Grazie alle antenne di cui sono state fornite le vespe è stato possibile rintracciarne la provenienza, ovvero un nido "secondario" (una grossa palla dalla forma più o meno sferica, molto più grande e complessa di quelli "primari" che si possono trovare anche nelle case) è stato trovato a Casale. "Era in una siepe a circa un metro e mezzo di altezza", spiega Stefano Gallorini, che con la sua associazione Toscana Miele, Arpat e Aapt ha partecipato alle operazioni con altri apicoltori volontari, in un progetto che vede in team anche le Università di Pisa e di Firenze inserito nel Piano di gestione del calabrone a zampe gialle, Vespa velutina della Regione Toscana . "E’ un insetto molto pericoloso anche per la popolazione: la velutina non solo inetta veleno con la puntura ma anche con una sorta di spruzzo", aggiunge.

Un pericolo, quindi, non solo per le nostre api mellifere – non abituate al predatore che arriva dal sud est asiatico, che invece nelle sue zone ha a sua volta predatori e antagonisti – ma anche per tutti gli altri impollinatori di cui si nutre e per chi si trova, inavvertitamente, nelle vicinanze del nido. "Ogni nido può contenere migliaia di velutine – continua Gallorini – e produce circa 300 regine. Se ipotizziamo che anche il 10% di queste sopravviva, sono 30 nuovi nidi: una crescita esponenziale. Per questo è essenziale intervenire appena viene segnalata la presenza di qualche esemplare". La nuova tecnologia con cui è stato individuato il nido di Casale si basa sulla telemetria: proprio come avviene con lupi ed orsi, le vespe che vengono individuate negli apiari, vengono pesate e valutate e successivamente dotate di un’antenna trasmittente dotata di batteria.

"Il procedimento non è semplice, perché non tutti gli esemplari sono in grado di sostenere il peso dell’antenna – prosegue l’apicoltore – per questo le pesiamo e le valutiamo. L’antenna, un filo di circa 10 centimetri, viene messa attorno all’addome dell’insetto con un gommino, un sistema ingegnoso messo a punto da un apicoltore volontario di Lucca, Walter Massagli. Dopodiché con una sorta di radar captiamo il segnale dell’antenna e troviamo l’insetto. E’ stata una fortuna riuscire ad intervenire ora perché le velutine non svernano nel nido: le abbiamo trovate tutte dentro, fra qualche giorno non ci sarebbero state". Il nido trovato a Casale è stato portato a Pisa, all’Università, dove sarà studiato. "Sono gli effetti della globalizzazione – conclude Gallorini -. Per quello che sappiamo non ci sono predatori naturali della velutina qua in Europa. In Asia, luogo da cui provengono, ci sono uccelli che se ne nutrono e altri insetti antagonisti. Le nostre api mellifere, oltre ad essere preda del grosso calabrone, si spaventano e non escono più a prendere il polline e quindi la produzione di miele cala in modo consistente. Ma la loro diffusione non è solo un rischio per l’apicoltura, è anche un grave danno per la biodiversità – conclude – e per l’agricoltura: senza impollinatori non ci sono frutti".

Claudia Iozzelli