Alluvione ’66: ricordiamola insieme

Da oggi al 4 novembre un viaggio nella memoria. E nel territorio

L'alluvione del '66

L'alluvione del '66

Prato, 11 ottobre 2016 - Dopo tre giorni di pioggia violenta, il nubifragio. Accade tutto nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 novembre di cinquant’anni fa. A Ponte a Tigliano, l’Ombrone pistoiese rompe l’argine, così il torrente Stella, il fosso di Iolo e il Calice. L’Ombrone per la confluenza delle acque di Arno e Bisenzio s’ingrossa sempre di più, tracima e travolge la piana di Prato. Nel primo pomeriggio di venerdì 4 via Braga a Tavola è un torrente in piena. In una manciata di ore l’acqua sale oltre il metro e mezzo e raggiunge anche quattro metri di altezza. Un mare di acqua e fango che copre le strade, mette la gente sui tetti delle case, stermina centinaia di capi di bestiame. Canotti, barche a motore e mezzi anfibi messi a disposizione dal Comune, dalle Forze dell’Ordine e dai Vigili del fuoco s’avventurano nella campagna allagata. In una riunione nel gabinetto del sindaco Giorgio Vestri si organizza la macchina dei soccorsi. Tecnici e funzionari si mettono al lavoro. Viene deciso di dividere il territorio pratese in quattro zone per gestire al meglio l’emergenza.

Ogni zona ha i suoi responsabili: assessore Ciasullo e consigliere Lucarini per Castelnuovo e Fontanelle; assessore Dini e consigliere Borchi per Tavola, i consiglieri Bongini e Borretti per San Giusto a Colonica; i consiglieri Pacini e Pagnini per Iolo. Perché sono queste le zone del comune di Prato messe in ginocchio dalla furia delle acque. La situazione comincerà a migliorare dopo quattro giorni di pianti e fatiche, paura e coraggio. Da questa settimana, dalle pagine di cronaca racconteremo l’alluvione di Prato del 1966. Testimonianze, ricordi, fotografie, iniziative dell’amministrazione comunale. La gente che cerca riparo sui tetti delle case, la distruzione delle carcasse degli animali sotterrate per evitare possibili epidemie, le aziende e i negozi mangiati dalle acque. Ma anche il cuore generoso di Prato corso in aiuto dei concittadini, che sa offrire lo stesso aiuto a Firenze invasa dalle acque, tra morte e distruzione. E quella mobilitazione senza sosta delle associazioni di volontariato e l’impegno di quelle di categoria.

Le scuole elementari Guasti e l’asilo Caritas trasformati in centri di accoglienza per 500 alluvionati ai quali vengono distribuiti medicinali, viveri e indumenti. Poggio a Caiano e Carmignano che aprono le braccia per stringere e dare rifugio alle popolazioni scampate alla piena, ma senza una casa. Dolore e solidarietà. Fatiche e slancio umano. Vogliamo che la memoria di questa alluvione sia vissuta coralmente e invitiamo i nostri lettori ad inviarci foto, documenti, testimonianze, storie di quei terribili giorni. Potete farlo scrivendo a [email protected]. Oggetto: La mia alluvione. Insieme potremo raccontare di più e meglio.