Prato, 5 febbraio 2025 – Matteo Biffoni, ex sindaco di Prato, è tra i quindici indagati per l’alluvione del 2 novembre 2023: a lui e al sindaco di Montemurlo Simone Calamai la procura contesta i reati di omicidio e disastro colposi, in seguito alla morte di due delle vittime della tragedia.
Biffoni, come si sente?
“Ci sono rimasto male. So che cose come queste fanno parte del gioco, del mestiere di sindaco, ma sono amareggiato”.
Cosa le viene contestato?
“Non posso entrare nel dettaglio, ma a grandi linee le contestazioni non riguardano la gestione dell’emergenza in sé, ciò che è stato fatto durante quella notte drammatica per Prato. Da quanto ho capito si tratta degli studi che avrebbero dovuto accompagnare l’eventuale presa in carico di interventi di messa in sicurezza”.
E’ vero che le viene contestato di non aver chiuso l’autostrada, ma è nelle prerogative di un sindaco farlo?
“Non posso rispondere, lo dico anche da avvocato. Ho massima fiducia nella magistratura, questo mi preme sottolinearlo”.
Racconti la notte tra il 2 e il 3 novembre 2023.
“Impossibile dimenticarla, ma furono difficili anche quelle successive, passate tutte in protezione civile. Il Coc, il Centro operativo comunale, venne aperto intorno alle 16.30. L’allerta era arancione per il rischio idrogeologico, gialla per la pioggia, ma non smetteva di piovere. Poco dopo le 18 firmai l’ordinanza di chiusura di tutto: piste ciclabili, giardini, sottopassi. Partirono gli alert telefonici alle famiglie, con la richiesta di evitare gli spostamenti, le informazioni sul sito e sui canali social del Comune. Insomma, tutte le precauzioni che andavano prese. E continuava a piovere”.
E poi?
“Già alle venti la situazione si stava aggravando, ma nessuno poteva ancora immaginare quello che sarebbe successo: un evento estremo, per la pioggia caduta, un fatto mai visto. Gli esperti poi dissero: accade una volta ogni 400 anni. Poi la notte, il macello. Il Bisenzio, i corsi d’acqua minori, gli allagamenti devastanti, le famiglie da sfollare, i dispersi, le vittime, i danni giganteschi. La nostra ossessione era mettere in sicurezza le persone. Lo ribadisco: sono stati giorni drammatici, anche quelli successivi. La mia compagna e i miei bambini mi hanno rivisto a casa dopo tre giorni. Erano anche loro senz’acqua, come tantissime famiglie del resto”.
Cosa pensa dopo un anno e tre mesi?
“In questo Paese, fra i tanti problemi, ce n’è uno che rende difficili le soluzioni, che si tratti di emergenze o meno. E’ la burocrazia. Per restare alla gestione dei corsi d’acqua, la filiera delle competenze è lunghissima: Regione, Genio civile, Provincia, Consorzi di bonfica, Comuni. Credo che a parte gli eventi estremi, sia questo il punto da affrontare...”.
Rispetto al novembre 2023 si sente in pace con la sua coscienza?
“Sì, credo che sia stato fatto quello che era necessario e possibile fare. E credo che anche i pratesi lo pensino, altrimenti in quel sondaggio che si commissionò qualche mese dopo in vista delle elezioni non sarebbe emersa una grande maggioranza di pareri positivi sulla gestione dell’emergenza, superiore al 80%. Poi spetta alla magistratura fare le sue valutazioni: ho piena fiducia”.
Il mandato da sindaco si è concluso sette mesi fa. Cosa fa adesso Biffoni?
“L’avvocato. Dedico più tempo alla mia famiglia, dopo dieci anni in cui il Comune ha assorbito la gran parte del mio tempo e delle mie energie, guardo la politica, che fa parte di me. Ci sono le elezioni regionali, si vedrà. Vado avanti con serenità, nonostante il dispiacere per l’esito di questa chiusura indagini e con la coscienza a posto”.
Anna Beltrame