Alluvione, consiglio straordinario. Ci saranno tutti gli enti coinvolti. Reticolo minore: servono 50 milioni

"Troppi cuochi imbrattano una cucina": l’opposizione chiede tempi, fondi e responsabilità certe. Faggi: "La super burocrazia ci lega". Cenni: "Forti dubbi sulla cassa d’espansione del Santo Stefano" . .

Alluvione, consiglio straordinario. Ci saranno tutti gli enti coinvolti. Reticolo minore: servono 50 milioni

Da sinistra il vice sindaco Simone Faggi e Gianni Cenni di FdI, presidente commissione controllo e garanzia

"Troppi cuochi imbrattano una cucina". Usa una metafora culinaria Lorenzo Frasconi, consigliere civico della lista Gianni Cenni Sindaco, per descrivere il groviglio di competenze sul rischio idrogeologico e sulla manutenzione delle opere di prevenzione. Una matassa su chi fa cosa (e come lo fa) che l’opposizione ieri ha provato a sbrogliare in consiglio comunale con un’interpellanza congiunta (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Gianni Cenni Sindaco e Lega) mentre fuori dal palazzo l’allerta meteo si colorava di arancione. Quasi due ore di discussione sfociate nella proposta di una seduta straordinaria – arrivata da Francesco Bellandi, presidente dem della commissione urbanistica – con il coinvolgimento di tutti gli enti competenti, che ha messo d’accordo tutti i consiglieri. Comune, Publiacqua, Alia, Consorzio di bonifica, Autorità di bacino, Provincia e Regione: qual è ripartizione delle competenze, quali le opere ultimate per prevenire e programmare il rischio idrogeologico, quali difficoltà sulla ricalibratura e pulizia degli alvei dei corsi d’acqua? Domande legittime, quelle dell’opposizione, a un anno dall’alluvione del 2 novembre e dopo le piogge intense dell’8 settembre che hanno causato altri allagamenti. "Ben venga un consiglio straordinario per vedere l’inizio e ipotizzare la fine dei lavori ma quello che la città si aspetta sono tempi certi, a fronte di importanti investimenti, lunghi e costosi, cui bisogna però dare una programmazione", osserva la capogruppo di Forza Italia Rita Pieri. Nota dolente, il reticolo idrico minore: Bardena, Vella, Ficarello. A dare i numeri è il vicesindaco Simone Faggi, delega all’ambiente, dopo un’interlocuzione con il Genio civile: servono tra i 40 e i 60 milioni di euro la cifra per metterlo in sicurezza. "Servono ulteriori azioni di mitigazione del rischio idraulico, considerando che il rischio zero sarà difficile da raggiungere – fa notare Faggi - Quanto fatto finora è un’azione di ripristino e pulizia non ancora terminata per vari motivi, in primis la super burocrazia che ci lega". Fra i lavori in via di conclusione, la ‘ricavatura’ dell’alveo del Bardena, ma preoccupa anche la Vella: si punta al 2026 per terminare la cassa di espansione in zona Vainella. Affinché il Ficarello non dia più pensieri, Faggi ha raccolto un assist del capogruppo Gianni Cenni sul recupero del bacino di laminazione nella zona dei laghetti di Sant’Ippolito come valvola di sfogo di un corso d’acqua che è tombato da Bagnolo a Viaccia. Proprio da Cenni è arrivato l’invito a rivedere la posizione della cassa d’espansione dell’ospedale Santo Stefano. "Nutro forti perplessità perché l’acqua arriva da una direzione diversa, quella del Vella che passa dietro a via Ciulli". Infine, Publiacqua. Cenni ha ricordato che spende 300mila euro l’anno per la manutenzione delle caditoie di cui solo il 15% viene manutenuto più di una volta all’anno.

Maria Lardara