Prato, 5 novembre 2023 - "Non dormo da giovedì, non riesco più a dormire. Mi rivedo con la testa sott’acqua, impotente, inerme, impaurito e completamente in balia della furia della natura". Alessio Pollastri ieri è tornato nella sua edicola di piazza San Francesco per tentare di ritrovare una parte di normalità dopo il dramma vissuto. Portato via di notte dalla piena del torrente La Nosa, e uscito miracolosamente dall’acqua, come dice lui, solo per un destino amico. La potenza del fiume in piena gonfio di pioggia, lo ha gettato dalla parte giusta: "Se mi avesse spinto verso il Bisenzio sarei morto, il mio corpo chissà dove lo avrebbero trovato", dice senza riuscire a darsi una spiegazione di quanto ha vissuto. Erano da poco passate le 21 di giovedì sera, Pollastri che abita nella zona della Briglia in Valbisenzio era uscito di casa per andare ad aiutare i vicini meno fortunati di lui. La sua abitazione più in alto non aveva acqua all’interno.
"Sono andato a dare un mano, volevo aiutare, forse ho riscosso subito un bonus dal cielo", tenta di sdrammatizzare. "A Isola, dove abito, c’è un ponte che separa il mio abitato da quello dei vicini, ero sul ponte per tornare a casa a prendere secchi e granate per aiutare a spalare fango e melma, mentre lo stavo attraversando l’acqua mi ha travolto all’improvviso".
Un’onda anomala del torrente La Nosa lo ha portato via come fosse un manichino: "Mi sono trovato sott’acqua, era buio, non sapevo più dove fossi, non respiravo, mi ricordo il terrore, ricordo di essermi chiesto perché, perché mi sta capitando tutto questo? Sto morendo", aggiunge. La furia dell’acqua lo ha diretto verso l’ex fabbrica Ciabatti, un carbonizzo abbandonato: una deviazione che gli è valsa la vita. "Invece di finire in Bisenzio la corrente mi ha portato dentro la fabbrica, sono riuscito a riemergere per riprendere fiato, ho capito di essere dentro uno stabile, dentro la fabbrica dove andavo da piccolo. Sapevo che da qualche parte c’era una scala, ma era buio, avevo perso gli occhiali, avevo il fango ovunque, non avevo più scarpe né calzini, ero in balia dell’acqua. Con la forza della disperazione mi sono attaccato a qualche parete, forse una porta, poi da lì sono riuscito a risalire. Ho trovato le scale e mi sono potuto mettere in salvo".
A quel punto Pollastri era sconvolto, bagnato, senza abiti né occhiali: "Ho salito le scale e mi sono trovato all’esterno: ero in salvo, mi sono sdraiato a terra non riuscivo a piangere né a gridare. Con le ultime forze rimaste ho camminato scalzo, senza occhiali nel bosco e sono riuscito a tornare verso casa. Quando i familiari mi hanno visto hanno gridato, mi sono venuti incontro: ero una maschera di fango. Il vicino di casa mi aveva visto portare via dall’onda del torrente, ha stampato in mente il mio corpo inghiottito dall’acqua, credeva fossi morto e lo credevo anche io. A due giorni da tutto questo mi sento un miracolato, non riesco a dormire, sono spaventato, essere travolti dalla furia dell’acqua è indescrivibile. Mi sono sentito un manichino di pezza nelle mani del destino, che ha deciso per me. Posso solo dire che non era la mia ora".
Un aiuto per la Toscana. Il gruppo Monrif lancia la raccolta fondi per gli alluvionati