FEDERICO BERTI
Cronaca

"Amavo Prato già prima di conoscere Benigni" Piovani: la musica, il mio piacere irrinunciabile

Sabato il concerto del premio Oscar: "Mi sto preparando scrupolosamente, non voglio fare figuracce proprio in questa città"

di Federico Berti

Sabato ore 21,15, Chiostro di San Domenico: va in scena la musica con la emme maiuscola. Ecco il maestro Nicola Piovani, ormai entrato nella leggenda con oltre duecento colonne sonore composte e l’Oscar per "La vita è bella". Tra Piovani e Prato c’è un lungo rapporto d’affetto.

Maestro Piovani, bentornato a Prato, una città che lei conosce bene attraverso Roberto Benigni…

"Conosco bene Prato e la amo da anni, da prima ancora di conoscere Benigni. Ad esempio ho lavorato molto in teatro con il Gruppo della Rocca. Molti spettacoli li abbiamo allestiti a Prato, molti primi debutti sono avvenuti al Metastasio. Ricordo anche una prima assoluta di uno spettacolo con Carla Gravina che è stato il mio primo lavoro per Monicelli".

Che regista è Roberto Benigni?

"E’ un intellettuale raffinatissimo, coltissimo, che sa trasmetterti le intenzioni e le emozioni artistiche anche in modo semplice, comunicativo, emotivo. E’ un regista speciale, capace di entusiasmarsi anche fisicamente se una musica gli piace davvero".

Sabato il suo concerto a Prato con il titolo "La musica è pericolosa", frase di Federico Fellini. Può spiegare questa frase che è anche il titolo della sua autobiografia uscita nel 2014?

"Fellini si riferiva alla propria vulnerabilità davanti alla musica. Ma vale per tutti noi la pericolosità gioiosa davanti alle emozioni profonde, quelle che sentiamo quando incontriamo una bellezza che ci colpisce in modo non edonistico, non consumistico".

Quali sono invece i piaceri de suo lavoro?

""Il fatto di scrivere musica con la matita sulla carta e poi di eseguirla in pubblico o in una sala di registrazione. Montarla in un film, farla cantare a qualcuno: questi sono tutti piaceri irrinunciabili. E’ un po’ come quando da bambini giocavamo col trenino elettrico, ma anche un modo per mettersi continuamente in gioco. Ma senza parole, con le note e le pause".

Che concerto avremo il piacere di ascoltare sabato?

"Uno spettacolo musicalmente molto vario; in un blocco c’è la musica che ho scritto per il cinema, in un altro si parla e si suona di antiche favole della mitologia, in uno di trascrizioni di classici della storia della musica. E per finire, alcuni esempi dedicati all’arte della canzone".

Più di 50 anni di carriera: quali sono state le collaborazioni più importanti?

"In circa 200 film musicati ho incontrato artisti molto diversi tra loro: Taviani, Moretti, Monicelli, Bellocchio sono stati incontri indimenticabili, di quelli che ti arricchiscono la vita. Ma di certo Federico Fellini come ognuno può immaginare, occupa uno spazio a sé. Uno spazio pieno di ricchezza immaginaria, di grandi risate, intelligenza al quadrato. Una delle persone più spiritose che abbia mai incontrato".

Cosa la spinge ad accettare un progetto piuttosto che un altro? Da cosa sono dipesi i suoi no?

"E’ molto semplice: se non mi sento adatto a musicare un certo soggetto, a entrare in una certa sceneggiatura, è meglio che io rinunci. Farei del male al film e a me".

Com’è cambiata la musica da film in questo ultimo mezzo secolo?

"E’ molto cambiata grazie soprattutto alle potenzialità che ci mette a disposizione la tecnologia. Ci permette di realizzare finezze impensabili fino a pochi anni fa. Ma facilita anche a l’accesso alla produzione musicale. Bastano poche nozioni per produrre suoni rutilanti , ma questo ha favorito anche l’ingresso in questo campo del dilettantismo, e di conseguenza della banalità".

Se lei dovesse mai diventare regista, a chi chiederebbe di comporre la colonna sonora del suo ultimo?

"Non mi metta in imbarazzo con i miei colleghi, che sono anche carissimi amici. Fino a qualche tempo fa le avrei risposto senza dubbio Ennio Morricone, che per me è stato un maestro, un amico, un talento inarrivabile e anche un lavoratore scrupolosissimo. Da lui ho cercato di imparare questo; la scrupolosità nel fare musica, insomma il contrario della sciatteria approssimativa".

Cosa manca, alla fine, nella carriera del maestro Piovani?

"Beh per esempio un opera lirica. Intendo un opera con la O maiuscola, con il tenore, il soprano, il baritono, il coro, l’orchestra, le scene, i costumi. Ma è una lacuna che sto colmando. A gennaio debutterà al teatro Verdi di Trieste un’opera che ho scritto in gran parte durante il lockdown".

A quali progetti sta lavorando oltre a questo?

"Per il cinema sto lavorando al nuovo film di Sergio Rubini e di Paolo Taviani. Poi sto curando la realizzazione della mia opera di cui dicevo sopra e che si intitola Amorosa presenza. Ma soprattutto mi sto preparando al concerto di sabato. Non vorrei fare brutta figura proprio a Prato, una città a cui sono molto affezionato".