Luca Boldrini
Luca Boldrini
Cronaca

Toccafondi e il Prato: non vincenti, sempre sani e salvi

“È mancato il sostegno comune”, diceva. Luci e ombre dell’uomo solo al comando dei lanieri. Sempre circondato più dagli amici che dai collaboratori perché la società era proprietà sua e basta

Andrea Toccafondi in tribuna al Lungobisenzio in una foto di diversi anni fa scattata dal nostro fotoreporter Nedo Coppini

Andrea Toccafondi in tribuna al Lungobisenzio in una foto di diversi anni fa scattata dal nostro fotoreporter Nedo Coppini

Prato, 31 gennaio 2025 – Per chi oggi naviga intorno ai cinquant’anni di età c’è stato un tempo in cui l’unica certezza della vita era la presidenza di Andrea Toccafondi all’Ac Prato. Perfino uno dei tanti governi Andreotti poteva cadere, ma in via Pugliesi il re era e sarebbe stato sempre uno solo. Seduto lì, al centro della tribuna d’onore, camicia azzurra, sigaretta accesa, circondato dagli amici più che dai collaboratori perché di collaboratori ne aveva pochi per non dire nessuno: per Andrea Toccafondi il Prato era cosa sua, punto e basta. Lui metteva i soldi, lui prendeva le decisioni. Quanti soldi? Tanti o pochi? Di certo era l’unico a farlo, quindi la domanda lascia il tempo che trova. Sanguigno, decisionista, sornione, di certo un uomo nato per fare il protagonista e non la comparsa.

Dalle delusioni della Serie B mancata alla fine degli anni Ottanta, due sentimenti si combattevano: è vero, si diceva, Toccafondi non ci regalerà mai una gioia sportiva, non vedremo mai un palcoscenico importante e intanto quasi tutte le nostre avversarie salivano di grado fino ai vertici nazionali e non solo. Si giocava col Parma, poi però loro hanno vinto la coppa Uefa. Si giocava con Pisa, Livorno, Piacenza, Spezia, Venezia. E ancora Empoli, Monza, Chievo, Como. Tutte andate in serie A. D’altra parte però quasi tutte le antagoniste cadevano sotto la mannaia di bilanci insostenibili: insomma, meglio il giorno da leone o i cento da pecora? Non vincenti, ma sani e salvi, ci si consolava mentre in 200 o poco più si stava sul cadente Lungobisenzio a guardare le partite più tristi e frustranti.

Ricordando invece le trasferte epiche, dalla Spezia a Reggio Emilia da Modena a Vicenza. Il punto più basso sembrava quello: l’anonimato della C2 che una città come Prato sentiva di non meritare, mentre le altre discipline mietevano successi. Il senno di poi ci ricorda che si può sempre andare più in basso. Ma allora, cosa gli è mancato per fare il salto? Una volta gli fu chiesto su queste colonne e Toccafondi rispose così: “Il sostegno comune. Io non ho mai chiesto soldi né alla città né alle amministrazioni pubbliche. Il Prato ha sempre fatto col suo, però, perdinci, se non si fa fronte unico verso le legittime aspirazioni di una città non si può guardare più in alto”.