Prato, 4 dicembre 2019 - Un carabiniere del Nucleo Radiomobile di Prato è stato arrestato questa mattina dai colleghi con l’accusa di rapina aggravata in concorso. Insieme ad altre cinque persone, tutte di origine napoletana, avrebbero messo a segno una rapina il 3 maggio scorso in casa di un noto imprenditore cinese.
Nei confronti del militare e di altre due persone, fruttivendoli ambulanti al Macrolotto 0, è stata eseguita una misura di custodia cautelare in carcere disposta dal gip in seguito a un’indagine coordinata dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Massimo Petrocchi. In particolare i tre sarebbero accusati di aver ideato e fatto da basisti per il colpo messo a segno in via Ugo Foscolo a Galciana quando in casa c’era la moglie dell’imprenditore che, fra l’altro, era in stato interessante.
Altre tre persone, accusate di essere gli autori materiali della rapina, sono state arrestate nell’agosto scorso. Sono stati proprio i tre a indicare il carabiniere come l’ideatore della rapina in quanto a conoscenza del fatto che in casa dell'imprenditore c'era una ingente quantità di denaro. I due fruttivendoli avrebbero fatto da tramite fra il militare (che è stato immediatamente sospeso dal servizio) e i tre esecutori materiali del colpo.
La rapina fu messa a segno dai tre napoletani che entrarono nell’abitazione fingendosi carabinieri e mostrando tanto di pettorina e palette oltre a un decreto di perquisizione falso. Con due pistole, rivelatasi poi giocattolo, minacciarono la donna, e si fecero consegnare 11mila euro in contanti. Fuggirono dopo aver distrutto una telecamera di sorveglianza ma i rapinatori non si accorsero che in casa ce ne era un’altra che li aveva ripresi.
Grazie al confronto con le foto di alcuni pregiudicati, i carabinieri del Nucleo Investigativo riuscirono a risalire a un componente della banda e poi agli altri due. In carcere a Poggioreale i banditi hanno fatto i nomi dei tre complici, fra cui quello del carabiniere pratese. Resta da capire come abbia fatto il militare a sapere che in casa dell’imprenditore cinese ci fossero tutti quei soldi in contanti.
La banda credeva infatti di trovare ben più denaro, centomila euro. A compiere le indagini sono stati i colleghi del militare del Nucleo Operativo sotto la guida del comandante provinciale Marco Grandini.