
La biodiversità della Calvana da oggi può contare su un elemento in più: il gatto selvatico. L’unico felino selvatico presente in Appennino (sulle Alpi Orientali è presente anche la lince), un esemplare di felis silvestris silvestris è stato infatti ripreso dalla videotrappola di un fotografo naturalista sul versante valbisentino del monte, vicino al crinale.
Il bellissimo esemplare, ben identificabile da alcune caratteristiche che lo contraddistinguono dal gatto di casa, è protagonista di una serie di video in cui si alternano lupi, tassi, volpi, cervi, cavalli e alcuni gatti domestici, animali che si sono adattati a vivere in natura come il "cugino" geneticamente selvatico.
"Una nuova conquista della biodiversità – commenta sull’avvistamento la presidente dell’Associazione salvaguardia e sviluppo Calvana, Agnese Santi – e uno stimolo ulteriore a tutelarla. Gli interventi della nostra associazione sono proprio rivolti a questo, con la speranza che aprano la strada ad altre ricomparse". Lo schivo felino, soprannominato, per la sua elusività "il fantasma dei boschi", non è una presenza nuova sui monti che circondano Prato.
Già nel 2017, nell’ambito di un monitoraggio commissionato dalla Regione sulla presenza di nuclei riproduttivi di Canis lupus, il gatto selvatico era stato ripreso da alcune fototrappole sui crinali dell’ Appennino Pratese. Uno dei primi avvistamenti in questa parte dell’Appennino, dove se ne supponeva la storica esistenza (del gatto selvatico ne parla indirettamente anche Francesco Bettini in una pubblicazione del 1897, "La stazione estiva di Montepiano") ma se ne erano perse le tracce. "Nel secolo scorso l’ambiente montano era molto diverso – commenta lo zoologo Andrea Sforzi, direttore del Museo di storia naturale della Maremma, collaboratore del compianto professore Bernardino Ragni e fra i massimi esperti in Italia del gatto selvatico – adesso il bosco si è ricostruito, permettendo il ritorno di tanti animali, compreso il gatto selvatico. Da dove? Non ci sono tanti dati, ma si presume che quello avvistato in Calvana arrivi dal Casentino, dove il felis silvestris è stato documentato dall’inizio degli anni 2000".
Per comprendere meglio il recente fenomeno di espansione del gatto selvatico, il museo maremmano ha lanciato un progetto di citizen scienze, che grazie all’immissione di dati da parte di ricercatori e appassionati, sta producendo una mappa che riporta le documentazioni, in gran parte ottenute da riprese di fototrappola".
Claudia Iozzelli