REDAZIONE PRATO

Ballerini e la "3B": "Bisogna fare sistema per vincere sulla crisi"

L’azienda all’Isola (Vaiano) ha come prodotto di punta i filati ad aria. È diventata anche leader nella costruzione di macchine tessili. "Il distretto unisca le forze per non essere schiacciato da colossi esteri".

Ballerini e la "3B": "Bisogna fare sistema per vincere sulla crisi"

L’azienda all’Isola (Vaiano) ha come prodotto di punta i filati ad aria. È diventata anche leader nella costruzione di macchine tessili. "Il distretto unisca le forze per non essere schiacciato da colossi esteri".

I filati ad aria sono il prodotto di punta dell’azienda, il prodotto con cui la "3B di Ballerini" ha promosso un’evoluzione della moda nella maglieria con capi vaporosi e dal peso impercettibile. Un cambio di passo nella produzione dei filati che, con l’invenzione di Paolo Ballerini, titolare dell’azienda all’Isola, a Vaiano, ha migliorato di gran lunga la performance rispetto ai filati tradizionali con un risparmio del 30/40% del rapporto peso/m2. Una realtà tutta made in Prato, quella di Ballerini, che ha fatto e continua a fare dell’innovazione il dogma quotidiano e la spinta per ideare, realizzare e proporre non solo filati capaci di intercettare il sentiment del mercato, ma anche di creare macchinari ad hoc. Del resto Ballerini conta su un dna pratese, muovendo i primi passi all’Istituto Buzzi e uscendone come perito metalmeccanico. Una preparazione che Ballerini ha coniugato con la passione per i filati, aprendo la prima ditta a Paperino. "Era il 1984 quando ho iniziato a lavorare su un doppio binario: da una parte lavorazione filati conto terzi e dall’altra l’applicazione delle conoscenze meccaniche nel tessile – racconta Ballerini – L’orientamento all’innovazione è sempre stato il punto di forza della società. Proprio grazie all’esperienza e alla conoscenze in campo meccanico e tessile mi sono sempre impegnato nello sviluppo e nella realizzazione di nuove tecnologie, applicate al settore tessile, dell’abbigliamento, dell’arredamento, della maglieria e dell’aguglieria".

Per quanto riguarda la lavorazione di filati conto terzi, la 3B ha un impianto per la produzione che "permette di coprire buona parte del processo produttivo di lavorazione dei filati fantasia, dalla preparazione laniera, alla filatura realizzato attraverso filati progettati e costruiti internamente, alla roccatura, reparto dedicato al controllo della qualità del prodotto finito".

In quarant’anni non si sbaglia a dire che la 3B è diventata un’azienda leader nella progettazione e costruzione di macchinari tessili, tanto da servire le principali aziende della filiera tessile, che lavorano con grandi griffe della moda. "Abbiamo realizzato varie tipologie di macchinari – dice – Nei 40 anni abbiamo portato avanti attività di ricerca e sviluppo, che si è concretizzata con l’ottenimento di brevetti industriali". Anche l’università è entrata alla 3B. "Abbiamo una collaborazione con l’Università di Firenze, nel settore dell’ingegneria industriale, per sviluppare nuovi sistemi di filatura e tintoria, abbiamo realizzato uno studio su carde a cappello per la produzione di nastri carda per poter usare fibre derivate da scarti di lavorazione. Inoltre abbiamo anche uno studio e la realizzazione di stampa in continuo su filati e lo studio per tintura automatizzata in rocche di filati voluminosi"

Innovazione e qualità vanno a braccetto, grazie alla spiccata imprenditorialità del titolare che per tre anni è stato tecnico filati nell’ufficio progettazione di un’azienda leader nei filati. "Partendo da progettazione e costruzione di macchinari tessili, ci siamo potuti specializzare anche nel campo della lavorazione di filati ad aria e filati fantasia, settore nel quale operiamo tutt’ora come terzisti per le maggiori società del distretto e non solo", spiega.

Ballerini è un assertore convinto dell’innovazione come mezzo per essere competitivi qualitativamente. "Prato ha la tradizione, il saper fare e la qualità – prosegue – Dobbiamo impegnarci per non farci travolgere dai colossi stranieri". Il made in Italy e il made in Prato da tutelare. E per farlo Ballerini sostiene che ci sia una strada poco praticata dagli imprenditori e dagli artigiani del distretto. "Sarebbe opportuno pensare ad unirsi per fronteggiare un cambio di mercato e diventare più forti nel tutelarci". Per Ballerini questa è la piattaforma da cui guardare al futuro. Futuro che nella sua azienda, che conta 10 persone, è già entrato con le tre figlie Alice, 38 anni, laureata in economia aziendale che segue l’amministrazione, Diletta, di 33 anni, diplomata nel settore moda, che segue i contatti con i clienti e Noemi, 36 anni, diplomata al liceo psico-pedagogico, che segue il controllo qualità in roccatura prima delle spedizioni ed anche con uno dei generi. Assieme a loro la mamma Maria, socia del marito Paolo.

Come attrarre i giovani nel tessile? "Fare impresa è difficile già per chi è navigato, figuriamoci per un giovane che a Prato non trova un laboratorio tecnologico in grado di dare una spinta a start-up tessili. Ma ci vuole anche il sostegno delle istituzioni. Le grandi aziende possono permettersi di fare l’industrializzazione di un processo. Per un artigiano è più complicato". Come è la situazione sul finire dell’anno? "In questo momento di forte crisi riscontriamo per la nostra azienda un’attività di campionamento sul prodotto estivo molto incoraggiante. A questo si aggiungono i primi ordini arrivati nell’ultimo periodo e riferiti alla stagione invernale prossima". E proprio nell’ottica di cercare di migliorare la tipologia dei prodotti e delle lavorazioni "stiamo valutando la possibilità di un’aggregazione con un’azienda complementare alla nostra". E per il distretto? "Al momento si riscontra una grande crisi che colpisce il settore tessile e tante altre realtà economiche. L’unico modo per migliorare è di mettere insieme le varie forze in campo, da industriali, artigiani, commercio, relative associazioni di categoria e sindacati", sottolinea. E aggiunge: "Anche perché determinate tipologie di problemi sono uguali per tutti, basti pensare alla gestione dei rifiuti, la formazione del personale, l’approvvigionamento di energia e anche l’accesso al credito da parte delle imprese – conclude – Se non proviamo a difenderci, tra due generazioni il nostro distretto rischia di scomparire e di essere schiacciato commercialmente da gruppi e aziende estere. Anche se spero di sbagliarmi".

Sara Bessi