"Un suo amico è corso alla tenda per avvertirci che Sofia era sott’acqua e non riusciva a tornare su... Per un istante abbiamo pensato a un brutto scherzo, perché Sofia nuotava benissimo. Poi però abbiamo sentito la concitazione nella zona piscina, a venti metri da noi, e ci siamo precipitati col cuore in gola... Purtroppo invano. E’ stato terribile, stavano cercando di rianimarla, ma non c’era neanche un defibrillatore. Io speravo che ce la facesse, ma mio marito aveva capito subito cosa stava accadendo".
La voce sicura e serena, mentre risponde alle domande del pm, si incrina all’improvviso per l’emozione e le lacrime, inarrestabili, fanno il resto. Nell’aula del tribunale di Lucca, cala un silenzio carico di commozione. Difficile non restare turbati dal racconto della signora Vanna Broia, mamma della piccola Sofia Bernkopf, la dodicenne di Parma morta il 17 luglio 2019 all’Opa di Massa quattro giorni dopo il fatale incidente nella piscina del bagno "Texas" di Marina di Pietrasanta. La bimba rimase con i capelli impigliati nel bocchettone di aspirazione dell’idromassaggio e non riuscì a risalire in superficie.
In aula erano assenti i sette imputati di omicidio colposo aggravato. Sono i quattro proprietari del "Texas", ossia Simonetta ed Elisabetta Cafissi con i mariti Giampiero Livi e Mario Marchi, tutti pratesi; i bagnini Emanuele Fulceri di Viareggio e Thomas Bianchi di Camaiore e il fornitore e installatore della piscina idromassaggio Enrico Lenzi.
"Avevamo scelto quel bagno – ha raccontato la mamma – perché ci sembrava moderno e accogliente. Ci eravamo stati anche due settimane prima. In piscina avevamo notato che nessuno portava la cuffia, ma ci dissero che non c’erano problemi. Quel pomeriggio il mare era mosso e Sofia andò in piscina. Era una ragazza d’oro, seria e scrupolosa. Mi disse: “mamma, stai tranquilla, ok?“. Tutto avrei immaginato ma non di perderla così". "I capelli di Sofia – ha detto in aula il padre Edoardo Bernkopf – erano stati risucchiati con tale forza dal bocchettone che quel ragazzo robusto fu costretto a strapparli e anche il cuoio capelluto nel disperato tentativo di tirarla fuori dalla vasca. Avrà tentato di gridare mamma, papà, di implorare l’aiuto di qualcuno mentre soffocava. Assurdo morire così. Nessuno del personale del Bagno Texas ha soccorso Sofia, è stata rianimata da un medico, ospite della struttura. Dalla proprietà ho ricevuto una lettera solo qualche anno dopo: difendevano l’adeguatezza delle misure di sicurezza. L’ho trovata offensiva".
Paolo Pacini