SILVIA BINI
Cronaca

Scuola, il caso a Prato: un solo bambino italiano e tutti stranieri in classe. Piano per l’integrazione

La preside di Mascagni e Borgonuovo a San Paolo: "Da gennaio collaborazione con Save the Children per far socializzare i bimbi". Il problema sollevato dalla consigliera FdI Ovattoni in commissione

Bambini a scuola (foto repertorio)

Bambini a scuola (foto repertorio)

Prato, 28 novembre 2023 – Un unico bambino italiano in classe. Succede alle primarie Mascagni e Borgonuovo. Zona San Paolo, quartiere ad altissima densità cinese. La scuola rispecchia il tessuto sociale, qui le classi parlano tante lingue e pochissimo l’italiano. La materia è delicata e per Prato, che è laboratorio di integrazione con il 35% di alunni stranieri dietro ai banchi, la percentuale più alta a livello nazionale, nemmeno una novità assoluta. Solo che tra percentuali che oscillano dal 35% al 75% arrivare quasi al 100% di alunni non italofoni in classe il salto non è comunque da poco. L’argomento è stato materia di una commissione comunale e la questione è stata sollevata dalla consigliera di Fratelli d’Italia Patrizia Ovattoni. "In alcune scuole pratesi ci sono classi formate da un solo alunno italiano che si trova a dover interagire esclusivamente con bimbi non italofoni – sottolinea Ovattoni –. In un quadro del genere, anche per gli insegnanti diventa un problema garantire un certo livello di didattica, perlomeno inizialmente".

La segnalazione è partita dalla madre di un bambino che in classe ha solo compagni cinesi. "L’alunno fatica a socializzare, anche perché a quell’età i bimbi tendono a fare gruppo soprattutto fra loro ed alcuni parlano mandarino quando sono insieme", mette l’accento la consigliera di centrodestra. La questione c’è, ma è anche vero che non ci sono alternative: "La scuola rispecchia la composizione del quartiere, questo è un dato di fatto – spiega la dirigente dell’istituto Mascagni, Emanuela Antonella Lucirino –. È impossibile avere classi con percentuali diverse da quelle attuali". La platea è vasta: ci sono bambini stranieri che parlano perfettamente l’italiano, ma che quando sono insieme ai connazionali dialogano nella lingua di origine rendendo complicato per i compagni di diversa etnia entrare a far parte del gruppo di amici. Ci sono in altri casi bambini che sono arrivati da poco in città: con loro la lingua una vera barriera anche per le insegnanti.

Le aule rappresentano la città, Prato da sempre ha la deroga al tetto del 30 per cento di stranieri per sezione fissato dalla circolare Gelmini nel 2010. La preside Lucirino conosce bene la situazione e si è detta disponibile a mentre in campo azioni concrete per favorire il dialogo: "Da gennaio – spiega – attiveremo progetti che possano aiutare tutti gli alunni in collaborazione con il Punto Luce di Save the Children. Inoltre faremo delle lezioni aperte per aiutare i bambini a socializzare anche con i compagni di altre classi".

Prato ribalta ancora una volta gli schemi: è la scuola che diventa un’unica grande classe dove gli alunni non hanno più soltanto venti compagni, ma ne hanno molti di più proprio per aumentare le possibilità di fare amicizia e di conoscenza. "Qui rispettiamo le tradizioni e la cultura di tutti", conclude Lucirino. Unire studenti di diverse culture rappresenta una risorsa, ma servono azioni mirate e progetti concreti. Il rischio altrimenti è che qualcuno possa sentirsi davvero escluso.