Il dibattito sullo ius scholae è un modo per la sinistra per tornare a parlare del suo leit motiv: lo ius soli. La normativa italiana sulla cittadinanza, va ricordato, non è più restrittiva di quella in vigore in molti altri Stati europei. Anzi, i dati Eurostat (2022) certificano che l’Italia è al primo posto in Europa per la concessione di nuove cittadinanze agli stranieri. Cambiare la normativa sulla cittadinanza non è una priorità per il paese e non fa parte del programma di governo del centrodestra scelto democraticamente dagli elettori. Per FdI la cittadinanza italiana deve essere la condivisione di valori, tradizione, identità e di un sistema sociale e di leggi condiviso. In questa direzione, a livello nazionale, abbiamo inserito nel decreto sulla scuola lo scorso mese i corsi di lingua per stranieri, perché l’integrazione vera passa dal confronto e la lingua ne è il primo strumento. La cittadinanza deve essere il punto di arrivo di un percorso e non il punto di partenza. Oggi lo ius scholae rappresenta per la sinistra un ‘cavallo di Troia’ per concedere, in realtà, la cittadinanza in maniera incondizionata che indebolisce l’integrazione; la sinistra ipotizza una sorta di facile lasciapassare che a tutto porta meno che al vero obiettivo. Prato rappresenta, in quest’ottica, un paradigma: sono tanti i ragazzi stranieri che hanno frequentato o frequentano le nostre scuole e che possono o potranno richiedere la cittadinanza seguendo la normativa vigente, ma la maggior parte dei cittadini di origine cinese, pur avendone i requisiti, non lo fanno perché non vogliono perdere quella d’origine. La speranza è sì nella scuola, ma nella conoscenza della lingua e nel confronto, che arricchisce e porta ad una società davvero più forte. L’ideologia di sinistra è vacua e serve ad animare l’ennesima polemica estiva sui media.
Chiara La Porta
Deputata Fratelli d’Italia