Beckett al Met. In scena il Godot di Terzopoulos

Da giovedì il capolavoro del teatro dell’assurdo. Il visionario regista greco guida un cast d’eccezione.

Beckett al Met. In scena il Godot di Terzopoulos

Beckett al Met. In scena il Godot di Terzopoulos

Da giovedì a domenica al Metastasio il regista greco, Theodoros Terzopoulos, uno dei maestri del teatro del Novecento, dirige un cast d’eccezione – Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Giulio Germano Cervi, Rocco Ancarola – nella sua personale lettura di Aspettando Godot (feriali 20.45, sabato 19.30, domenica 16.30). La vicenda del capolavoro di Samuel Beckett – una delle opere più celebri del "teatro dell’assurdo" – ruota attorno a un dialogo apparentemente sterile tra due personaggi sospesi in una misteriosa situazione d’attesa: tutto si consuma nell’attendere qualcosa che non si sa, qualcuno che non viene, in un tempo dilatato, con ripetute pause, con la dialettica fra i personaggi spinta all’estremo e il finale aperto che suggerisce un’eterna, tormentosa ripetitività. Nella versione di Terzopoulos, la vicenda è ambientata in un mondo ferito e in rovina, in un futuro molto prossimo in cui tutte le ferite attuali e passate appaiono acuite, e ci si interroga su quali siano le condizioni minime per pensare a una vita che valga la pena di essere vissuta. "In Aspettando Godot – commenta il regista – vengono date due risposte possibili. La prima è il tentativo di comunicare e coesistere con l’Altro, colui che ci è prossimo, nonostante gli ostacoli. La seconda è il tentativo di mettersi in comunicazione con l’Altro dentro di noi, quest’area buia e imperscrutabile densa di desideri repressi e paure, istinti dimenticati, regione dell’animalesco e del divino, in cui dimorano la pazzia e il sogno, il delirio e l’incubo. Questo è il viaggio che cercheremo di fare – aggiunge –: verso l’Altro dentro di noi e verso l’Altro al di fuori di noi, all’opposto, lontano da noi".

Terzopoulos da 25 anni studia Beckett, famoso per il suo innovativo approccio al teatro greco. "Vi ho trovato una relazione che ha a che fare con l’annientamento della passione – conclude il regista –, dell’eroismo, della mania: molti elementi della tragedia di cui Beckett fa tabula rasa. Mi interessa anche il sarcasmo, l’ironia che in Beckett trova terreno fertile, elementi che già incontriamo nel dramma satiresco classico. Se Beckett ha una relazione con il teatro greco è lì che dobbiamo cercala, proprio per il sarcasmo".