"Squadra impresentabile, chiedo scusa ai tifosi". Dopo il tracollo di Sasso Marconi, Maurizio Ridolfi non si è certo nascosto, assumendosi completamente la responsabilità per la prima sconfitta nel girone D di serie D del Prato. Un tonfo arrivato nonostante la superiorità numerica per oltre 70 minuti di gioco, dovuta all’espulsione del gialloblù Tarozzi, e al termine di una prestazione per lunghi tratti non solo insufficiente, ma anche inquietante. "Abbiamo sbagliato l’approccio alla partita, ma siamo andati molto male anche quando siamo rimasti in 11 contro 10. A fine primo tempo avevo detto ai ragazzi di stare accorti, senza cercare il vantaggio con frenesia. E invece ci siamo fatti sorprendere. Dovevamo restare più tranquilli, aspettando il momento giusto per colpire, anche se abbiamo creato poche occasioni - ha affermato l’allenatore dei lanieri - Ci è riuscito poco e niente. Abbiamo fatto uno, se non due passi indietro anche sotto l’aspetto dell’atteggiamento rispetto alle altre uscite. Se non sei aggressivo, perdi anche se hai un uomo in più. Abbiamo avuto un ritmo piatto e non siamo stati in grado di muovere velocemente il pallone. Ovviamente la colpa è mia, perché non sono riuscito a trasmettere ai ragazzi la mentalità giusta. Non so se sia più un problema mentale o fisico. In allenamento lavoriamo bene, ma poi la domenica qualcosa non funziona". E’ vero, siamo solo ad inizio campionato, ma un’analisi del genere non può che preoccupare i tifosi. Proprio perché il primo ad essere preoccupato è mister Ridolfi. Fino a questo momento era stato "solo" il gioco dei biancazzurri a non convincere, mentre a Sasso Marconi il Prato ha fallito anche sotto tutti gli altri aspetti. Niente da salvare insomma dalla trasferta. E nel frattempo la classifica già è deficitaria. Davanti stanno correndo e se questo primo spezzone di torneo doveva dare immediatamente delle risposte in merito alle ambizioni del Prato i lanieri non possono essere considerati fra le pretendenti al salto di categoria. Almeno allo stato attuale delle cose.
Francesco Bocchini