"La gestione degli eventi meteo è completamente cambiata rispetto al passato. Ciò che invece è rimasto invariato è il modo in cui noi a livello regionale definiamo le allerte. Un metodo che non fa comprendere con esattezza ai sindaci, che poi firmano le ordinanze, come stanno davvero le cose. Il tema non è meramente legato ai colori delle allerte, quanto alla necessità di maggiore coinvolgimento dei sindaci e di maggiore diffusione delle informazioni, così da consentire ai primi cittadini di prendere decisioni più consapevoli". Nel giorno della nuova allerta arancione, dopo l’alluvione della passata settimana, il sindaco Matteo Biffoni si appella alla Regione per chiedere di cambiare il modello di gestione delle emergenze meteo. Il tema non riguarda i colori giallo, arancione o rosso, quanto piuttosto la necessità di mettere i sindaci nelle condizioni di decidere. "Prendo atto delle dichiarazioni dell’assessore Monni che parla della necessità di chiudere le scuole e le infrastrutture principali con l’allerta arancione – commenta Biffoni -. Mi permetto di dire che non tutte le allerte arancioni hanno lo stesso peso. Un conto è quella odierna, dove si proviene da un’alluvione che ha messo a dura prova argini e terreni, altra cosa è invece un’allerta arancione di luglio dove proveniamo da due mesi di siccità. Seguendo questo ragionamento della Regione, allora noi avremmo già dovuto chiudere scuole e impianti sportivi dodici volte nel 2023. Di queste, ben quattro chiusure avrebbero riguardato il periodo fra settembre e ottobre. Allora diciamolo chiaramente: i ragazzi non vanno più a scuola, o non fanno più sport. Il sistema non può funzionare così".
Biffoni premette di non volere entrare in polemica con la Regione, ma al contempo chiede informazioni e coordinamento. "La mia è una presa d’atto: non può funzionare un sistema dove ogni sindaco decide per conto suo – prosegue il primo cittadino di Prato -. Che facciamo allora? A Montemurlo chiudiamo le scuole, a Prato no, a Vaiano fermiamo lo sport e a Poggio a Caiano sospendiamo il commercio? La vita delle persone è trasversale e si svolge su più comuni. E’ evidente la necessità di avere un unico metro di giudizio, che si può raggiungere solo attraverso l’invio di informazioni specifiche ai sindaci. Ci devono mettere nelle condizioni di capire perché a tal ora c’è maggiore pericolo, oppure perché è necessario quel giorno lasciare le strade sgombre d’auto. Le scelte e le ordinanze dei sindaci devono essere mirate in base alle singole situazioni che si vanno ad affrontare". Ma quale modello usare al posto di quello attuale? "Apriamo un confronto fra sindaci e Regione – conclude Biffoni -. Ognuno porti il proprio punto di vista, le proprie esigenze e le proprie esperienze. E tutti assieme prendiamo una decisione nell’ottica della tutela del territorio e della cittadinanza".
Stefano De Biase