Boom di cassa integrazione: +105%. La filiera rischia di perdere pezzi

Bettazzi (Cna): "Interventi urgenti e straordinari sul modello Covid da attuare subito per salvare il distretto". Giusti (Confartigianato): "Il tessile è un settore strategico, Roma deve comprenderne portata e ricadute".

Boom di cassa integrazione: +105%. La filiera rischia di perdere pezzi

Le lavorazioni della filiera tessile da preservare

Agosto 2024: la fotografia del distretto lascia poco all’immaginazione con la quasi totalità delle aziende tessili chiuse fino al 2 settembre e con +105% di ammortizzatori sociali autorizzati per Prato secondo l’ultimo rapporto Irpet. La situazione non è buona, la produzione è ferma e dal Tavolo della moda convocato a Roma non sono arrivate le risposte sperate. Almeno non tutte e non immediate. Ma la crisi morde e il settore ha urgente necessità di interventi, il rischio è deteriorare una filiera composta da tante tipologie di lavorazioni che solo nel loro insieme sono capaci di rendere Prato la regina del tessile a livello europeo. La perdita di tasselli fondamentali per la produzione significherebbe il tracollo.

"La moda e quindi di conseguenza il distretto, è uno tra i settori più colpiti dalla crisi - interviene Claudio Bettazzi, presidente di Cna Toscana Centro -. Del resto in un momento di contrazione dei consumi la prima filiera a risentirne è quella dell’abbigliamento". La crisi è oggettiva: lo dicono le ore di cassa integrazione richiesta, lo dicono i bandoni dei capannoni che quest’anno sono stati abbassati per un mese intero, lo dicono i fatti: "La dice lunga constatare che molte filature cardate abbiano fatto manutenzione tra giugno e luglio. Non accadeva da molti anni", aveva detto non più tardi della settimana scorsa, Moreno Vignolini, presidente nazionale della Federazione Moda di Confartigianato. Nemmeno l’atteso Tavolo della Moda, che si è svolto a Roma, alla presenza del ministro Adolfo Urso e del viceministro Valentino Valentini non ha dato le risposte sperate. Gli strumenti che servono alla filiera devono essere precisi e puntuali: "Servono strumenti ad hoc - aggiunge Bettazzi -. Ad esempio una cassa integrazione straordinaria sul modello Covid, la sospensione dei mutui, interventi a livello di filiera mirati a sostenere le fasi di lavorazione più colpite dalla crisi, perché perdere tasselli di lavorazioni equivale a bloccare la produzione". Le crisi globali di settori fondamentali per la Toscana, come quelli della moda e parte della meccanica, rischiano di estendersi a macchia d’olio verso altri settori. In totale le crisi industriali in Toscana sono 71 e coinvolgono oltre 11.500 lavoratrici e lavoratori. Secondo gli ultimi dati dello studio Uil sugli ammortizzatori sociali - che compara i dati di casse integrazioni e fondi di solidarietà del primo semestre 2024 con quelli del primo semestre 2023 - l’accesso a quest’ultimi è aumentato vertiginosamente a Prato (+105%) come del resto nella regione.

Prato non solo deve affrontare crisi cicliche, ma ogni volta deve fare pure la faticaccia di spiegare a Roma la portata del settore dal punto di vista economico e di ricadute sull’occupazione: "Il ministero inizialmente non ha compreso la gravità della crisi che sta colpendo il distretto, salvo poi capire che si tratta di un problema reale quindi devo ammettere che è stato fatto un primo passo verso le esigenze del momento", interviene Luca Giusti, presidente Confartigianato imprese Prato. "La risposta data però è parziale, adesso dobbiamo vedere come trova applicazione ad esempio la ricalendarizzazione dei finanziamenti. Quello che può fare la differenza oggi e in futuro è comprendere che la moda e il tessile sono settori strategici che hanno necessità di supporto. Se ogni volta che c’è un’emergenza dobbiamo ricominciare da zero per far capire l’importanza del manifatturiero è scoraggiante. Ci deve essere da parte del governo la maturità di capire questo, solo allora gli interventi diventeranno strutturali".

Silvia Bini