Una personalità incline alla violenza, un piano progettato e condiviso nei minimi particolari, il tentativo di dissimulare e inquinare le prove. Non c’è nessun dubbio per il tribunale del Riesame: nell’ordinanza che conferma la custodia cautelare in carcere per Emiliano Laurini, accusato di essere il mandante dell’aggressione nei confronti della sua ex fidanzata, Martina Mucci, 29 anni, picchiata a sangue il 21 febbraio nell’androne di casa sua alla Pietà, i giudici hanno accolto interamente le prove e gli indizi raccolti a suo carico nell’ordinanza del gip che ha disposto l’arresto in carcere. Non c’è margine, per il Riesame, per una attenuazione della misura cautelare. Secondo i giudici, per Laurini, assistito dall’avvocato Edoardo Burelli, "il pericolo di reiterazione del reato è desumibile dall’intero svolgersi dell’azione criminale, chiaramente premeditata, organizzata ed eseguita con particolare ferocia, indicativo di una spiccata inclinazione alla violenza". E ancora: "Il pericolo di reiterazione del reato è particolarmente elevato per il Laurini il quale ha replicato i comportamenti violenti nei confronti dell’attuale compagna", vantandosi per quello che ha fatto, intimandole di non denunciarlo e complimentandosi con se stesso per la "bella" lezione che le aveva dato. "Dovevo spaccare i denti pure a lei", dice Laurini a se stesso mentre è intercettato in auto.
Il Riesame ha rigettato la richiesta di attenuazione della misura anche per Mattia Schininà, considerato l’intermediario fra Laurini e Kevin Mingoia, esecutore materiale del pestaggio insieme a un sedicenne.
Schininà, assistito dall’avvocato Michele Savarese, si era difeso sostenendo di non essere stato lui a mettere in contatto Laurini e Mingoia, di non aver saputo quello che volevano fare e di aver considerato quelle parole dette da Laurini contro l’ex fidanzata come "chiacchiere da bar". Peccato che a contraddirlo sono stati i coindagati. Laurini ha sostenuto, durante l’interrogatorio di garanzia, di essere stato "consigliato" dallo stesso Schininà. "E’ stato lui a suggerirmi di darle una lezione in quando mi vedeva soffrire per lei", ha detto di fronte al gip.
A incastrare il giovane, ci sono anche le dichiarazioni rese dallo stesso Mingoia che spiega come Schininà sia stato presente all’incontro avuto con Laurini durante il quale tutti insieme hanno pianificato l’aggressione nei confronti di Martina. Per i giudici non bastano le parziali ammissioni fatte dagli indagati di fronte agli inquirenti che appaiono più come "una presa d’atto delle gravi accuse mosse a loro carico", che come manifestazione di pentimento.
Laura Natoli